Autogol della Lega sulla tassa per gli immigrati irregolari
ROMA – Una tassa sul nulla, un bluff che promette di portare zero euro nelle casse dello Stato. E’ l’imposta di bollo sulle rimesse degli immigrati irregolari. Un nuovo balzello che non tiene conto del pacchetto sicurezza 2009: da due anni per inviare soldi a casa bisogna essere in regola col permesso di soggiorno.
Un passo indietro. Un emendamento leghista alla manovra finanziaria, approvato in commissione Bilancio al Senato, introduce una tassa (pari al 2%) sui trasferimenti di denaro all’estero da parte di cittadini stranieri che non hanno matricola Inps e codice fiscale. L’imposta non si applica dunque agli immigrati regolari (che sono sempre iscritti all’Inps e in possesso del codice fiscale). A chi tocca allora? Il Carroccio pare si sia dimenticato del pacchetto sicurezza varato dal suo stesso ministro dell’Interno nel 2009. L’articolo 2, comma 20 della legge 2009/94 prevede infatti che le agenzie di money transfer debbano sempre chiedere all’immigrato il permesso di soggiorno. Se il cliente ne è privo, il denaro viene inviato, ma le agenzie «effettuano entro dodici ore apposita segnalazione all’autorità locale di pubblica sicurezza, trasmettendo i dati identificativi del soggetto». La conseguenza? L’irregolare che vuole spedire i risparmi a casa, finisce per autodenunciarsi. Da qui la scelta di canali alternativi: carte di credito prepagate spedite a casa, amici o corrieri che tornano in patria.
Insomma, la nuova imposta promette di colpire le rimesse che passano attraverso i canali ufficiali, ma arriva tardi: tassa le transizioni degli immigrati irregolari che dal 2009, effetto del decreto Maroni, sono invisibili alla legge e che continueranno ad essere utilizzati come prima. Il flusso delle rimesse che non passa più attraverso i canali formali continuerà a rimanere difficilmente individuabile e impossibile da raggiungere per il fisco.
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