Il futuro delle pensioni è già scritto, malgrado la negatività del privato
La transizione demografica genera prima un abbassamento del tasso di dipendenza, con effetti espansivi, e poi un irreversibile innalzamento, con effetti recessivi. (…)
Perciò bisognava creare il secondo pilastro: le assicurazioni private, volontarie, facilitate dal conferimento del Tfr a un fondo pensioni. Sullo sfondo c’era l’idea che la mancanza d’investitori istituzionali – i fondi pensioni, appunto – fosse un grave freno al capitalismo italiano. Naturalmente si poteva obbiettare che anche le contribuzioni volontarie pesano sul bilancio e che se i soldi non bastano, non li si può creare per metterli nel fondo pensioni. Se si voleva mantenere la libertà di scelta tra consumo e risparmio non si poteva lasciare la possibilità di un contributo aggiuntivo all’Inps? La replica era che nei fondi s’investe e i soldi investiti crescono mentre l’Inps è come il materasso o il mattone: col sistema a contribuzione, quello che ci hai messo ti restituisce, con una regola nota.
Da allora è venuto giù tutto. Nessuno si illude più che il mercato sia onnisciente e la crescita infinita. Ma tutto continua come prima. Chi può, nel contratto aziendale – Luxottica, Ferrari, treni – o di categoria – commercio, chimici – mette una pensione o un’assicurazione sanitaria privata. Se gli stati e l’Unione europea non regolano la finanza, non costruiscono un governo europeo, tutti si aggrappano alla più vicina zattera di salvataggio.
Per ora la parte privata del welfare, difficile da quantificare, è poca cosa rispetto all’Inps, che resta la vera difesa dei vecchi dalla miseria e al Sistema sanitario nazionale, che è la vera difesa dei giovani e dei vecchi dalla malattia e dalla morte, malgrado falle e code. Per questo qualunque progetto che tocchi i consumi e la salute deve centrarsi sull’Inps e sul Ssn; sull’uso dell’attivo della parte generale dell’Inps; sulla qualità e sicurezza del lavoro, e il controllo dei costi e la sicurezza del finanziamento del Ssn. Se, seguendo la deriva americana, ancora incredibilmente presente, di fatto, in Italia, si dovesse passare in tutto o in parte alla sanità privata, davvero i soldi non basterebbero alla gran maggioranza degli italiani e la mortalità salirebbe alla grande.
Se il sistema pensionistico e sanitario universalistico regge, la linea dei sindacati che puntano a gestire le risorse assicurative private risulterà debolissima, perché avranno poco o nulla da prendere e da dare. Se il sistema universalistico si scardinerà , la linea aziendale e privatistica avrà uno spazio, ma limitato alle aziende medie, e lascerà in condizioni americane il grosso dei lavoratori, italiani e stranieri, precari, dipendenti di piccole e piccolissime aziende o di cooperative e autonomi.
La negatività del sistema privato, oltre che nella assai parziale copertura, sta nel fatto che costa di più, se segue il modello americano, che non incentiva la prevenzione, incoraggia la finanziarizzazione di aziende e sindacati e fa correre ai dipendenti licenziati il rischio aggiuntivo della perdita di pensione e sanità . (…)
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