Cisl e Uil insistono: manovra da cambiare

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 Un sit-in contro la manovra. Davanti al Senato Cisl, Uil e Ugl hanno chiamato a raccolta i loro: «Riforma fiscale e tagli alla politica», questo lo slogan. Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno voluto sottolineare, che nonostante non si sia deciso (ancora) lo sciopero, non è solo la Cgil a muoversi contro la finanziaria.

Sono venuti da varie parti d’Italia tutti a Piazza Navona per ascoltare i tre segretari generali. Chi dalle Marche, come i lavoratori Fim della Merloni, nella capitale per chiedere una manovra più equa. Vogliono capire come andranno in pensione. «Berlusconi ha detto che non ha messo le mani nelle tasche degli italiani, solo che non ha specificato quali italiani», ha urlato un lavoratore. Chi dalla Sardegna, come due dipendenti pubblici della Uil che hanno ribadito come non sia giusto che paghi solo chi guadagna milleduecento euro al mese: «Occorre colpire anche i privati. A noi allungano i tempi per ricevere il Tfr, ci tolgono la tredicesima e rischiamo la mobilità , mentre dalla manovra vengono cancellate norme per privati e i liberi professionisti».
Fischi, vuvuzelas, tamburi: i militanti di Cisl, Uil e Ugl hanno cercato in tutti i modi di attirare l’attenzione. «Abbiamo ancora un briciolo di fiducia nella politica solo che deve andare nella direzione giusta – ha detto Stefano Faiotto delegato Fai Cisl – Per noi ci vuole una riforma fiscale e tagli alla politica. Le province, ad esempio, eliminiamole. Il punto però è che se una cosa viene proposta, dopo bisogna farla davvero e non rinviare». È un ripetersi all’infinito delle stesse frasi, quasi a sfiorare il qualunquismo: accusa che, lamenta Bonanni dal palco, diversi giornali hanno mosso a Cisl e Uil in questi giorni.
«Siamo qui per ribadire le nostre ragioni, le nostre proposte e le nostre proteste, è ora di far pagare la manovra a chi ha di più e non capiamo perchè questo non avvenga», dice concitato il segretario della Cisl dagli altoparlanti. Il sindacato chiede di tassare case e beni di lusso, che i lavoratori sono disposti a fare sacrifici, a patto però che li facciano tutti, e di smetterla con l’accanimento sul pubblico impiego. «Serve serietà . Il governo eviti di porre la fiducia e indichi delle proposte». I tempi però sono sempre più stretti e negli stessi minuti in cui Bonanni rivendicava il successo riportato in materia di pensioni – «la proposta di annullare il riscatto degli anni dell’università  e della leva è una cosa demenziale» – il ministro dell’Economia Giulio Tremonti presentava i suoi emendamenti al governo.
A rincarare la dose ci pensa Angeletti, che indica dove vanno fatti i tagli: «Occorre prendere i soldi nei due luoghi dove non sono stati mai presi. Riducendo i costi della politica, che è aumentata dell’80% in pochi anni con trasferimenti a Comuni e Province senza che sia corrisposto un miglioramento dei servizi per i cittadini, e nella lotta all’evasione fiscale». Poi, una stoccata alla Cgil, e allo sciopero di martedì 6: «Gli scioperi – ha detto – servono solo quando si combatte un padrone, colpendo la produzione, ma contro un sistema politico quello che conta è il consenso, se colpiamo il consenso i governi capitolano».
Intanto la segretaria della Fp Cgil, Rossana Dettori, augurando a Cisl e Uil «la migliore riuscita del sit-in davanti al Senato», ha ribadito che «non è una risposta adeguata all’attacco del governo»: «Lo sciopero generale del 6 settembre è una risposta forte a un attacco forte».


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