Il decalogo di un paese per giovani

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E «finché non muteranno i rapporti di forza la situazione è destinata sempre più a peggiorare», sottolinea Piero Bevilacqua nella sua relazione. La nona edizione di Sbilanciamoci sbarca dunque a Lamezia Terme, città  giovane (fondata negli anni ’50) e guidata da sette anni da un primo cittadino innovativo e brioso, Gianni Speranza, per lanciare un segnale a una politica che assiste immobile al tracollo sociale.
«Presentiamo a Lamezia, nel corso di questo contro forum, un piano giovani con dieci richieste specifiche», spiega Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci, «che rilanciano l’idea di un’economia diversa e socialmente sostenibile, di qualità , equa». Dieci proposte concrete, «possibili» le definisce Bevilacqua, che diano una nuova speranza ai giovani, una linfa su cui ricominciare a crescere. «Idee che, se portate avanti con coerenza e determinazione, possono portare a un aumento anche dell’un per cento del Pil», dice ancora Giulio Marcon. Mettendo in campo politiche di protezione sociale ed investendo nel futuro per creare un nuovo modello di sviluppo a cui i giovani possono e devono poter contribuire. «Vogliamo dimostrare che l’Italia non è il paese di merda dove Berlusconi dice di vivere», incalza Claudio Riccio della Rete della conoscenza, «semmai un paese ricco di risorse e di conoscenze, purtroppo silenziate e messe a tacere da un trentennio di politiche neoliberiste che negano ai giovani l’accesso al mondo del lavoro abbandonandoli nella palude del precariato».
Un decalogo per cambiare marcia, per affidare il timone ai giovani, perché «bisogna cambiare». «E’ ora di sbilanciarsi veramente», dice Speranza di fronte all’invitato più illustre di questo forum, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, «e vogliamo occuparcene come sindaci del sud, attraversati dal vento del rinnovamento e della democrazia, come hanno dimostrato le ultime elezioni».
Il sindaco di Napoli interviene senza troppi peli sulla lingua, come suo costume. Dopo aver elogiato Sbilanciamoci per avergli insegnato che «la spesa pubblica non è un castigo divino ma può essere utilizzata per incentivare lo sviluppo e fornire servizi ai cittadini», attacca il governo sulla manovra con un argomento che suona come miele alle orecchie del pubblico del forum: le spese militari. «Possibile che abbiamo sperperato 100 mila euro per ogni volo che è andato a bombardare la Libia? Non si potevano utilizzare quei soldi per evitare i tagli agli enti locali?». Una domanda ben posta a cui nessuno risponderà .


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Sono poco meno della popolazione di Torino o dell’intera Umbria. E se fosse una città , sarebbe la quinta d’Italia per numero di abitanti. Certo, abitanti non molto fortunati. O almeno, una buona parte di loro. È la città  virtuale – ma fatta di carne e ossa – degli italiani che cambiano regione in cerca di cura fuori casa. Un vero e proprio esodo: nel 2009 sono stati ben 836.771 gli italiani con una valigia in mano e la salute da curare dentro.

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Per garantire l’universalità  delle cure seminari e percorsi di formazione per gli operatori sanitari, monitoraggio della situazione, opuscoli informativi multilingue. Progetto del ministero dell’Interno e attuato con ministero della Salute e Inmp

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