Processo a Malema: scontri tra polizia e sostenitori

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 Sono scoppiati scontri ieri davanti alla sede dell’African national congress a Johannesburg, in Sudafrica, dove la polizia era stata mandata a fronteggiare i sostenitori di Julius Malema, leader carismatico della Anc Youth league (Ancyl), l’organizzazione giovanile dell’organizzazione che governa il paese dal 1994.

Dentro l’edificio era in corso un’udienza disciplinare verso Malema, 30 anni, accusato di «seminare divisioni» dentro l’Anc e di «minare la reputazione del partito» per certe dichiarazioni fatte il 31 luglio. In quell’occasione aveva accusato il presidente Ian Khama del vicino Botswana di essere «al servizio degli imperialisti» e auspicato la sua caduta. Si era poi scusato pubblicamente ma questo non gli ha evitato il processo.
Davanti alla sede dell’Anc alcune centinaia di suoi sostenitori hanno bruciato bandiere dell’Anc e magliette con l’effige del presidente Jacob Zuma, da molti considerato il mandante politico del processo. La polizia ha risposto con granate e cannoni d’acqua e ha eretto una barricata di filo spinato. Malema rischia, se «condannato», di essere espulso dall’Anc e di vedere la sua carriera politica compromessa (in Sudafrica il leader dell’Anc è anche il presidente del paese), ma ha dichiarato che accetterà  qualunque verdetto. Si è detto comunque fiducioso che tutto andrà  per il meglio.
L’esito dell’udienza non influenzerà  soltanto il destino di Malema, ma anche quello del presidente Zuma. Se il giovane venisse «assolto», l’attuale presidente affronterebbe indebolito il congresso dell’Anc del 2012, con il rischio di non essere ricandidato per un secondo mandato nel 2014. Tra i due infatti da qualche tempo i rapporti non sono buoni, dopo che il sostegno di Malema era stato cruciale per la scalata al potere di Zuma nel 2009.
Malema, eletto nel 2008 leader dell’Ancyl, è sempre stato una figura controversa. Non è la prima volta che finisce sotto processo: a inizio 2010 è stato indagato per aver cantato una canzone dell’era dell’apartheid conclusa con le parole «ammazzate i contadini bianchi», e accusato di istigazione all’odio. A maggio era stato costretto a scusarsi pubblicamente per aver minato l’autorità  del presidente Zuma ed era stato criticato per le richieste di nazionalizzare le miniere e le banche del paese, nonché di impossessarsi delle terre dei contadini bianchi. Come si è visto ieri, gode comunque ancora di grande sostegno nella base del partito.


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