Da Katrina a Irene quando l’apocalisse colpisce l’America

Loading

Incassò vacillando il terrificante black out elettrico del luglio 1977, ventiquattr’ore di buio totale e di paralisi. La pugnalata feroce dell’11 settembre. Un altro buio a mezzogiorno con un nuovo black out nell’agosto del 2003. Il collasso degli imperi finanziari nell’estate del 2008. E oggi arriva la dea della pace, Irene, puntando come se avesse un navigatore satellitare diritta fra le ruote di Coney Island e i grattacieli di cristallo di Manhattan.
Poiché New York è per definizione il luogo dove tutto deve essere più grande, più furioso, più intenso, anche il primo uragano tropicale che ha risalito tutto l’atlantico rimbalzando sulla costa dell’est come un enorme boccia d bowling e ora punta sui birilli di Manhattan, deve essere annunciato come qualcosa di storico, di enorme, senza precedenti. Nessun uragano aveva mai colpito con tanta precisione l’isola fra lo Hudson e l’East River.
Nessun sindaco aveva mai dovuto chiedere l’evacuazione dei quartieri direttamente sull’acqua, come il Battery Park, il balcone dal quale partono i battelli per l’isola della Statua della Libertà  e per Ellis Island, prevedendo conseguenze «devastanti» e la possibilità  di «tsunami» di dieci metri su Brooklyn, come ha dovuto fare Michael Bloomberg. E nessun presidente degli Stati Uniti come questo sfortunatissimo Barack Obama che era in vacanza sull’isola di Martha’s Vineyard, il birillo successivo lungo il percorso della boccia Irene, aveva esortato i newyorkesi a «prendere sul serio» l’uragano e a rifugiarsi a est, all’interno verso l’odiato e disprezzato New Jersey, onta mortale per i veri «newyorkers».
Nessun governante può farsi trovare impreparato dopo la tragedia di Katrina che devastò New Orleans. Per cui, questa volta, ancora prima che una sola goccia d’acqua sia caduta sulla città  o un raffica di vento abbia fischiato nei suoi canyon urbani e lungo le grandi avenue che corrono da sud a nord, esattamente la corsia di Irene, il supercolossal della catastrofe è già  stato immaginato e filmato. I tunnel del metrò inondati e allagati. Gli arredi urbani sradicati da venti di cento e più chilometri scagliati contro le facciate dei grattacieli, i cristalli di Times Square, il mirabile cubo di vetro del superstore Apple sulla Quinta, ormai uno dei «landmark», dei simboli della città , ridotto in frantumi e trasformato in proiettili micidiali per gli incauti pedoni.
Poi danni finanziari da «manovre» di governi in bancarotta, almeno 14 miliardi di dollari portati via dai venti dell’uragano, che il tesoro pubblico, statale e federale, dovrà  aggiungere all’esondazione debitoria che ha messo in ginocchio il governo e il Parlamento e che ha provocato il primo declassamento del debito americano nella storia. Tra disastri «man made», prodotti dall’uomo, come i black out o gli attacchi dal cielo e quelli naturali, come l’uragano e poi quelli immaginati negli infiniti film catastrofici, con asteroidi, glaciazioni, disgeli rovinosi, day after nucleari, alieni combattuti da «uomini in nero», New York rimane lo scenario perfetto per sceneggiare la fine del mondo.
Ecco la fuga da New York, con i due tunnel, il Lincoln e lo Holland, occlusi per le file di automobilisti, mentre altre migliaia e migliaia di auto scendono dalle spiagge del nord, del Massachusetts, Martha’s Vineyard, Nantuckek, la Hyanns Port dei fu Kennedy, e dalle seconde casette negli Hamptons per cercare rifugio, in un panico ufficiale che sfida lo stereotipo del nuovayorkese freddo e cinico, che niente può turbare.
Certamente ci saranno interruzioni di elettricità , anche per lo spegnimento precauzionale di centrali, quelle nucleari incluse, nel terrore di farsi trovare impreparati come i giapponesi a Fukushima e già  questo basta per paralizzare un città  che consuma più energia elettrica di ogni altra negli Stati Uniti, specialmente d’estate – la maledetta estate – della grande calura. Notti buie e calde, come quelle del 1977 e del 2003, con i servizi di emergenza e di protezione civile a spezzare il buio con sirene e lampeggiatori, tra appelli delle autorità , richieste di aiuti governativi – come sempre accade quando i cittadini finiscono di maledire le tasse e poi corrono a chiedere gli aiuti della mano pubblica, e il povero Obama costretto a spiegare che i soldi non ci sono e che una volta di più, come già  ha detto per le difficoltà  economica, la colpa è della sfortuna. Poi passerà  anche Irene e magari si scoprirà  che il solo effetto duraturo della nuova apocalisse sarà  un aumento drastico delle nascite fra nove mesi, come accadde nel 1977 e nel 2003 e un incremento dei prezzi degli appartamenti, come avvenne dopo l’11 settembre 2001, quando New York sembrò destinata a morire. E anche Irene entrerà  nel mito della città  che muore e risorge ogni estate.


Related Articles

Effetto Tsipras a sinistra “Noi l’alternativa contro i nuovi fascisti”

Loading

“L’altra Europa” al 4 per cento. “E ora la lotta ad antieuropeismo e austerity”. Vendola: un successo Spinelli: anche per Draghi la Ue è un malato grave

Elezioni 2013, la Spd punta sulla patrimoniale

Loading

GERMANIA/SOCIALDEMOCRATICI A CONGRESSO
Il segretario rieletto Gabriel sfida Merkel: «Vogliamo un mercato che sia compatibile con la democrazia»

Libia: il CNT annuncia la smilitarizzazione, ma i problemi rimangono

Loading

Ribelli libici – Foto: Altopascio.info

A quasi due mesi dall’uccisione di Muammar Gheddafi, avvenuta il 21 ottobre, la Libia cerca di avviare il difficile percorso di stabilizzazione e di creazione di uno Stato democratico. Il Consiglio nazionale di Transizione (Cnt) che l’11 settembre scorso ha incassato anche il riconoscimento del Fondo Monetario Internazionale ha annunciato la smilitarizzazione di Tripoli entro il 31 dicembre, ma anche se la Libia è momentaneamente scomparsa dai media, sono ancora molti i focolai di violenza innescati dalle faide tra le varie tribù che minano l’inizio di una convivenza civile e pacifica. Ma come appare oggi la Libia dopo la guerra civile che ha provocato la caduta del vecchio regime?

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment