Dal Libano alle rivolte arabe in prima linea nelle zone di guerra
I quattro giornalisti italiani rapiti ieri in LIbia hanno tutti una notevole esperienza professionale.
Elisabetta Rosaspina, 53 anni, milanese, ha da poco concluso il suo periodo di corrispondente da Madrid per il Corriere della Sera ed è tornata nella redazione di via Solferino con la qualifica di inviata, che aveva già coperto in passato seguendo, fra gli altri avvenimenti, la guerra in Libano, il conflitto palestinese e la strage di Beslan in Russia.
Giuseppe Sarcina, 49 anni, anche lui milanese, nel suo percorso di lavoro si è occupato principalmente di economia, sempre per il Corriere della Sera, ed è stato anche responsabile dell’inserto Corriere Economia. Ha coperto per molti anni come corrispondente la sede di Bruxelles e ha cominciato a lavorare come inviato quest’anno, seguendo l’inizio della “primavera araba” segnato dalla rivolta tunisina.
Claudio Monici, 53 anni, inviato del quotidiano della Cei L’Avvenire, ha seguito moltissimi avvenimenti internazionali, soprattutto in zone di guerra e del Terzo mondo, tanto da far dire ai colleghi del quotidiano che hanno ricevuto la telefonata, ieri, che lui è abituato a trovarsi in situazioni analoghe. In questi mesi aveva già seguito la crisi libica lavorando vicino al confine tunisino. Era partito dall’Italia lunedì scorso per raggiungere via Tunisi la città di Zawiya.
Quella di Domenico Quirico, infine, è una firma autorevole de La Stampa di Torino. Sessantenne, è stato prima caposervizio agli esteri e poi inviato. Fra le sue aree di interesse ci sono l’Africa, la Russia e l’Asia Centrale. È stato anche corrispondente da Parigi. A lui La Stampa ha assegnato il premio Igor Man, per il suo reportage da inviato, lo scorso marzo, su uno dei barconi degli immigrati partiti dalla Tunisia e arrivati a Lampedusa. Ed è stato lui a descrivere, nel reportage pubblicato ieri dal suo giornale, il tragitto che stava percorrendo diretto verso Tripoli con tutte le sue difficoltà e incognite.
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