La malattia piega Steve Jobs

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NEW YORK — Steve Jobs fa un passo indietro. E dice addio. L’eterno ragazzo che a 21 anni nel ’76 fondò la Apple nel garage dei genitori ha annunciato le sue dimissioni da amministratore delegato del colosso informatico americano in una lettera indirizzata a dipendenti e azionisti. «Ho sempre detto che se fosse venuto il giorno in cui non avrei più potuto rispettare i miei impegni alla Apple, sarei stato il primo a dirvelo. Sfortunatamente quel giorno è arrivato». Sono passati 35 anni dalla folgorazione che nel ’76 portò Jobs e l’amico hacker Steve Wozniak a progettare, nel buio di un garage della Silicon Valley, il prototipo che sarebbe diventato il primo computer venduto a soli 25 dollari. Per finanziarsi Steve vendette il suo pulmino. Dal Mac all’iPhone fino all’iPad, Jobs è stato il designer dei sogni per milioni di persone nel mondo. Nel 2004 scoprì di avere una rara forma di tumore maligno al pancreas che lo ha costretto a interventi chirurgici e ritiri temporanei dal lavoro. Ancora nel 2009, dopo voci insistenti sulla fine del suo impegno decennale, era tornato sul palco per presentare il rinnovo dell’intera gamma di iPod. Il prossimo autunno avrebbe dovuto lanciare il nuovo iPhone5. Addio annunciato: il 17 gennaio di quest’anno aveva chiesto un nuovo congedo per motivi di salute, due anni dopo il primo stop. Nella sua lettera Jobs chiede all’azienda di confermare come suo successore il numero due Tim Cook. «Mi piacerebbe poter lavorare, se il consiglio di amministrazione accetta, come presidente, direttore e impiegato di Apple. I giorni migliori di Apple devono ancora venire» scrive il genio di Cupertino, California, figlio di madre americana e padre siriano affidato subito dopo la nascita a una coppia californiana. Il pensiero va ai possibili contraccolpi in Borsa. «Voglio dire agli investitori: niente panico, rimanete calmi. Steve resterà  presidente» si è affrettato a spiegare l’analista finanziario di Bgc Colin Gillis. Subito dopo l’annuncio dell’addio di Jobs, Apple ha perso il 7% nelle contrattazioni after-hours. Poi ci sono i contraccolpi emotivi che non hanno prezzo: «Molti dei miei migliori amici li ho trovati alla Apple — così finisce la lettera — e vi ringrazio per i molti anni in cui ho potuto lavorare accanto a voi».


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