I destini incrociati dei figli Saadi in carcere Mohammed sfugge ai ribelli

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ROMA — Una famiglia allo sbando, i Gheddafi. Fratelli dispersi come Khamis, Hannibal e Mutassim oppure incarcerati come Saad. O in fuga come il primogenito Mohammed, liberato ieri sera dai lealisti. Saif Al Islam, dato per arrestato dai ribelli, si trova invece a Tripoli: ieri notte un gruppo di giornalisti l’ha incontrato nella capitale.
Il destino comunque li attende al varco: che sia un processo o peggio la morte. Di certo l’età  dell’oro è per sempre svanita. L’unica di cui non si hanno per adesso cattive notizie è Aisha, 35 anni, la figlia bionda del Colonnello, la «Claudia Schiffer del deserto» come la chiamavano ancora i giornali prima che tutto finisse in tragedia. Ieri i ribelli le hanno letteralmente devastato la bella villa con piscina di Tripoli, tra i quartieri di Fashlum e Nofillin. Ma lei non c’era già  più. L’ex corrispondente dell’agenzia libica Jana in Italia, il signor Nasser, giornalista che oggi lavora all’ambasciata di via Nomentana, sospetta fortemente che Aisha si trovi con la madre Safia al sicuro in Polonia, «dove il Raìs aveva una grande tenuta, tranquilla e lontana da occhi indiscreti…». Chissà . Di voci ne circolano tante. Incontrollabili. «A Tripoli hanno trovato due corpi — annunciava ieri in serata Al Jazeera — uno dei quali potrebbe essere di Khamis Gheddafi…». Già . Ma attenzione, perché Khamis, 31 anni, l’avevano già  dato per morto altre volte durante questi mesi di guerra civile. Chi lo voleva ucciso in combattimento a Misurata, chi ammazzato da un kamikaze dentro Bab Al Aziziya, poi però come un gatto Khamis è sempre puntualmente risorto, tornando a essere un «condottiero» per i gheddafiani e un «macellaio» per i ribelli.
Secondo il signor Nasser, «se Khamis non è morto, adesso è a Tripoli accanto alla sua brigata, per la battaglia finale». La sua brigata è la 32esima, meglio conosciuta come «i Marines del deserto». I suoi soldati lo amano e lui ama i suoi soldati, è questa la verità . Voleva liberare la Cirenaica, Khamis. E per questo si era preparato sudando sulle vecchie mappe militari di Rommel e Montgomery. Ma tanta applicazione non è servita. Nelle strade di Tripoli, fino a un mese fa, la gente cantava inni dedicati a lui e al Colonnello: «Se non vuoi il padre di Khamis vai e trovati un altro posto dove vivere». Ora invece si sa com’è andata, sotto sfratto sono finiti padre e figlio.
E dove saranno gli altri? Saif Al Arab, l’ultimogenito, 29 anni, dovrebbe essere morto ad aprile sotto le bombe Nato e insieme a lui anche un figlio di Aisha e altri due nipotini. Ma i libici non ci credono mica: «Quel funerale fu stranissimo, sembrava organizzato ad uso delle tv straniere», ricorda Ahmed Fergiani, interprete, che in quei giorni era a Tripoli ed è appena sbarcato a Roma. «Forse si trova al sicuro in Baviera, a Monaco, dove aveva svolto i suoi studi», rincara la dose Nasser.
Di Saadi Gheddafi, 38 anni, invece si sa che è in ceppi. Il terzogenito del Raìs, l’ex giocatore di Perugia, Udinese e Sampdoria, il belloccio fotografato mille volte dai paparazzi in Costa Smeralda con attricette varie, anche italiane, ha provato l’altra sera a evitare la cattura, in casa di un amico avvocato, facendosi trovare dai ribelli avvolto in un burqa. Ma il bizzarro travestimento, ahilui, non è riuscito. «Hannibal, invece, l’ubriacone, il grande dilapidatore di patrimoni — dice il signor Nasser — forse si è già  rifugiato nella terra di sua moglie in Libano». Lui, 34 anni, aveva una compagnia di navi petroliere, lei era un’indossatrice viziatissima: una volta la donna mandò un jet a recuperare a Beirut il bassotto di casa. Follie. Resta così Mutassim, il capo della sicurezza nazionale, il quintogenito. Dicono che sia rintanato a Bab Al Aziziya, la fortezza di Tripoli. Ma non è sicuro. Più probabilmente, secondo Nasser, è acquattato — forse in compagnia di suo padre — a Sirte o a Sabha, dove i Gheddafi possono contare su appoggi, complicità  e nascondigli. Ancora per poco.


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