Unicredit in manovra vende Pioneer in Russia rebus per la quota libica
MILANO – Da un lato il piano di riorganizzazione di Hvb in Germania (più le probabili novità in Russia); dall’altra, i possibili sviluppi sulla quota libica, che potrebbe essere “sbloccata” in un futuro prossimo e votare in assemblea, per il rinnovo del cda. Non sono certo mancati i motivi di attenzione su Unicredit, che ieri si è trovata improvvisamente sotto i riflettori; in attesa della riapertura autunnale che vedrà il nuovo industriale (entro la fine dell’anno) e anche possibili misure di “capital management”, cioè di ottimizzazione nella gestione del capitale.
Partendo dalla Russia, il quotidiano locale Kommersant ha anticipato una possibile vendita, senza indicare il nome dei potenziali acquirenti, della filiale russa di Pioneer, la società di risparmio gestito della banca. La notizia è stata di fatto confermata da Unicredit: la banca ha spiegato come stia «rivedendo le opzioni strategiche» per la sua attività in Russia e sebbene abbia parlato di «processo di analisi ancora in fase preliminare», la vendita a questo punto è altamente probabile. Si tratta di un’attività molto contenuta, che impiega una decina di persone e può contare su masse in gestione per 32,1 milioni; una piccola cosa, insomma, che non mette in discussione la strategia della banca in Russia, che resta un «mercato strategico per la controllante Unicredit».
Più corposo il processo di rioganizzazione delle attività in Germania, in modo analogo a quanto previsto in Italia dal seguito del riassetto della “banca unica”: il nome del nuovo progetto è All4Quality. Il riordino, anticipato dal Financial Times Deutschland prevede lo scorporo delle unità nei servizi, acquisti, sistemi informatici e la gestione delle sedi, che verranno incorporate in una nuova società attiva dal primo novembre Unicredit Global Business Services (Ugbs), con base a Monaco e tra i 2.500 e i 3.000 dipendenti. In capo all’Hvb resteranno le attività bancarie; grazie alla scissione è attesa una crescita annua della produttività tra il 3 e il 5%.
Ma ovviamente il clou della giornata è legato agli sviluppi politici in Libia. E’ presto per ipotizzare concretamente i tempi di un eventuale sblocco della quota di Tripoli, ma questo pacchetto di voti potrebbe avere un peso decisivo, in primavera, nell’assemblea di bilancio che dovrà anche eleggere il nuovo cda. Un passaggio dall’esito non scontato, a partire dal rinnovo del presidente Dieter Rampl. Alla Libia fa capo circa il 7,5% del capitale di Unicredit (attraverso la Banca centrale libica e la Lybian investment authority): la quota è “congelata” dal marzo scorso sulla base delle indicazioni dell’Unione Europea relative ai beni riconducibili alla famiglia Gheddafi. La cronaca di queste ore, nel paese nordafricano, potrebbe portare a novità importanti sulla quota in Unicredit.
Related Articles
Palazzo Chigi gioca la carta privatizzazioni
Il presidente del Consiglio e Saccomanni lavorano ad un piano di cessioni per fare cassa. Via anche gli immobili
Un francese a New York dà lezioni di economia
Thomas Piketty con il suo studio sulle disuguaglianze sta conquistando l’America Compresi Krugman e Stiglitz con cui si è confrontato
Province, colpo di acceleratore già venerdì l’ok alla riduzione