Altre bombe su Gaza La vendetta continua

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 GERUSALEMME.Non tacciono le bombe sopra Gaza. Per il secondo giorno dopo l’attacco ad Eilat e la morte di otto israeliani, l’aviazione di Tel Aviv sorvola la Striscia e prosegue nei bombardamenti. Da giovedì hanno perso la vita oltre dieci palestinesi, tra cui un bambino di 13 anni, Mahmoud Abu Samra. Decine di feriti affollano gli ospedali gazani. E il bilancio si aggrava: nel pomeriggio di ieri fonti mediche hanno parlato di altri 4 morti in poche ore.

Tra i target dell’aviazione israeliana il campo profughi di An-Nuseirat, nel centro di Gaza, e un campo di addestramento delle Brigate Al-Qassam, braccio armato di Hamas. Ma l’intero territorio è colpito: ieri elicotteri Apache e F-16 hanno bombardato Gaza City, le città  di Beit Hanoun e Beit Lahiya a Nord e Khan Younis a Sud. Nel tardo pomeriggio è stata distrutta una fabbrica a est di Gaza City: 9 feriti, di cui due dichiarati clinicamente morti. L’esercito israeliano afferma di aver bombardato due «fabbriche illegali di armi al centro della Striscia e altri siti di attività  terroristica a Nord e Sud».
Hamas ha negato da subito il proprio coinvolgimento nell’assalto a Eilat. Ma Tel Aviv non pare avere dubbi: «Se Hamas vuole un’escalation, pagherà  un prezzo molto alto», ha detto ieri alla radio pubblica il brigadiere generale Yoav Mordechai, e ha aggiunto: le autorità  israeliane non escludono un’operazione di più vaste proporzioni contro la Striscia, anche via terra. L’esercito «opererà  risolutamente contro chiunque porti il terrore in Israele. L’organizzazione terroristica Hamas è l’obiettivo» ha detto un portavoce dell’esercito. Per ora ha risposto il Popular Resistance Committee, che ha rivendicato il lancio di una ventina di missili Qassam contro le città  israeliane di Be’er Sheva, Ashkelon e Kyriat Gat.
Nella giornata di ieri la ricostruzione degli eventi di giovedì è stata chiarita. Il primo attacco è stato condotto da uomini armati di kalashnikov, che hanno aperto il fuoco contro il bus 392 diretto a Eilat e ferito 7 persone. Poco dopo, è stata colpita un’automobile privata, 4 vittime. Uno dei miliziani si è fatto saltare in aria, mentre un altro attaccava un altro veicolo: altri due morti. Sono seguiti scontri a fuoco tra i soldati israeliani e i membri del commando, di cui sei sono morti. Secondo l’esercito il resto del gruppo armato, 15-20 miliziani, è riuscito a fuggire. Il sangue è scorso anche in Egitto: vicino al luogo dell’attacco, l’esercito israeliano ha ucciso giovedì tre ufficiali di polizia egiziani, mentre altri due membri della sicurezza egiziana sono morti ieri al confine con Israele, colpiti dalle forze aeree di Tel Aviv mentre pattugliavano il confine di Rafah. L’Egitto ha chiesto scuse ufficiali. «L’Egitto ha inviato una protesta ufficiale a Israele e chiede un’inchiesta immediata che chiarisca le circostanze della morte dei militari», ha detto alla Reuters un ufficiale dell’esercito egiziano.
Anche la Cisgiordania paga la vendetta israeliana. Nel terzo venerdì di Ramadan, è stato impedito ai musulmani là  residenti di entrare a Gerusalemme per pregare nella moschea Al-Aqsa. La polizia israeliana ha innalzato barricate intorno a Gerusalemme Est e chiuso la Porta di Damasco, ingresso alla Città  Vecchia. Quando i fedeli hanno tentato di varcare le barriere, la polizia li ha dispersi con i cannoni ad acqua e bombe sonore, e ha arrestato due palestinesi


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