Con un Parlamento dimezzato tagli per 130 milioni di euro

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ROMA – «Trasportare meno passeggeri significa anche avere un motore meno potente». Nell’estate della crisi, i “passeggeri” di cui parla Gabriele Albonetti, questore della Camera, sono i 945 parlamentari in carica e il “motore” è rappresentato dalle due mega-strutture di Montecitorio e Palazzo Madama che, ogni anno, costano un miliardo e 700 milioni di euro. Tra contributo di solidarietà  raddoppiato, taglio alle indennità  per chi ha un secondo lavoro, divieto di doppi incarichi, la manovra non interviene su una macchina che in tanti vorrebbero ridurre. A cominciare proprio dal numero dei “passeggeri” da trasportare, tra i più alti in Europa in rapporto alla popolazione. In Germania sono 681 su 82 milioni di cittadini, in Francia 920 su 63 milioni, in Spagna 614 su 46 milioni.
Il Pd, nella sua “contro-manovra” ha chiesto «di vincolare qualsiasi discussione sull’articolo 81 della Costituzione – spiegava Walter Veltroni riferendosi al pareggio di bilancio da inserire nella Carta – a quella sul dimezzamento dei parlamentari». Una specie di rivoluzione da far passare attraverso un ddl costituzionale. Come quello presentato dal governo a metà  luglio e che porta la firma del ministro Roberto Calderoli. In quel caso, la riforma dell’architettura istituzionale, insieme ai maggiori poteri per il premier e alla cosiddetta “sfiducia costruttiva”, punta su una drastica riduzione dei parlamentari: i deputati passerebbero da 630 a 250, i senatori da 315 a 250. E ieri tra i favorevoli ridurre i parlamentari è spuntato anche il sottosegretario Guido Crosetto, ultimamente molto critico con Giulio Tremonti.
E i risparmi? Finora uno studio su quanto rientrerebbe nelle casse dello Stato da una riduzione della rappresentanza parlamentare non è stato fatto. «D’altronde – spiega Albonetti – dovrebbe essere uno studio “dinamico”, che tiene conto dei risparmi immediati e di quelli che possono arrivare col tempo». Prendendo gli ultimi bilanci di Camera e Senato e tagliando del 50% alcune voci (le indennità , le diarie, i rimborsi e le spese di ristorazione), il risparmio immediato, se ci fossero 315 deputati e 158 senatori, sarebbe di 128 milioni di euro. Le due Camere spendono ogni anno, per le indennità  degli onorevoli, circa 144 milioni. A questi vanno aggiunti i 96 milioni di “rimborsi spese”, tra diaria, viaggi e bollette telefoniche. Al Senato l’incidenza della spesa per i senatori su quella complessiva sfiora il 18%. Da queste voci (aggiungendo anche un taglio alla costosa ristorazione) potrebbero esserci risparmi immediati.
Tutto il resto va calcolato pensando all’equazione di Albonetti: «Meno passeggeri = motore meno potente». Per il questore della Camera, «se si riducono i parlamentari, ci saranno anche meno dipendenti. A Montecitorio, quattro anni fa, lavoravano 1950 persone. Oggi, dopo il blocco del turn over, sono 300 in meno». La macchina di Palazzo Madama ha bisogno di 962 dipendenti tra consiglieri parlamentari, stenografi, segretari, assistenti e coadiutori. Una spesa per il personale in servizio di 172 milioni di euro che incide per il 31,6% su quella complessiva. Nel caso di un dimezzamento dei parlamentari queste voci andrebbero a ridursi, ma solo col tempo. Così come si ridurrebbero i costi per gli spazi occupati dagli onorevoli. Meno stanze, meno palazzi, meno metri quadri (secondo un calcolo dei Radicali, la superficie occupata dalla politica nel centro di Roma arriva a 270.000 metri quadri). E poi c’è il capitolo vitalizi che costano 218 milioni tra Camera e Senato, il 51% in più delle indennità . «Su quella voce il risparmio potrà  arrivare solo col passare degli anni», conclude Albonetti. Anche perché la proposta dell’Idv di ridurre l’assegno è stata bocciata lo scorso autunno con 498 voti contrari su 525 deputati presenti.


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