Israele, un giorno di guerra razzi e mine contro civili e soldati

Loading

GERUSALEMME – È stata un’azione di guerra, come non si vedeva dai tempi in cui Egitto ed Israele si fronteggiavano in armi. Stesso scenario, il deserto del Sinai che sul lato israeliano del confine cambia nome e diventa Negev. E lì, tra le dune riarse del Golfo di Eilat, a pochi chilometri dalla stazione balneare più affollata d’Israele, meta obbligata anche di molti stranieri, che alcune cellule terroristiche penetrate attraverso la frontiera a tratti inesistente con l’Egitto, ma provenienti dalla Striscia di Gaza, si sono abbandonate ad una lunga scorreria, sparando raffiche di mitra contro un autobus di linea e missili anticarro contro due macchine civili, prima di scontarsi con le forze di sicurezza in una battaglia durata l’intera giornata, al termine della quale si sono contati 7 israeliani (sei civili, fra cui due donne, e un militare) e sette miliziani uccisi, 33 sono i feriti.
E come succede soltanto nei momenti di massima tensione, la popolazione israeliana ha vissuto le fasi salienti della battaglia in diretta, attraverso le trasmissioni delle varie stazioni radio e tv, pubbliche e private, tante fonti che diventano una fonte collettiva, un solo grande network capace di raggiungere ovunque qualsiasi cittadino. L'”onda aperta”, come viene chiamata, ha cominciato a trasmettere in tarda mattinata e subito il paese s’è fermato.
Ore 12 – L’autobus 392 che porta dalla capitale del Negev, Ber Sheva, ad Eilat, ha appena superato il valico di Netafim, lungo la Statale 12 e si trova a una ventina di chilometri dal capolinea. L’autista ha gettato un’occhiata alla parte egiziana senza notare nulla di anormale, quando all’improvviso tre uomini in tuta mimetica, armati di armi automatiche, saltano fuori da una macchina e cominciano a sparare.
Non si sa quanti passeggeri stessero viaggiando sull’autobus, ma dalle immagini trasmesse dall'”Onda” si può capire che era affollato. Fazzoletti intrisi di sangue sui sedili, gli zaini dei viaggiatori abbandonati, i finestrini in frantumi. Nonostante il panico comprensibile, l’autista ha il sangue freddo di accelerare per sottrarsi a quell’inferno e «soltanto dopo aver capito che eravamo fuori dalla portata delle loro armi – racconterà  – mi sono fermato». I feriti, 12, vengono portati all’ospedale di Eilat.
Ore 12,30 – È allarme ai massimi livelli in tutto il paese. Ora, è probabile che le notizie dell’imboscata al valico di Netafim non arrivino del tutto impreviste alle orecchie dell’intelligence israeliana. La Giordania, da giorni, ha trasmesso ai servizi israeliani certe informazioni raccolte su un possibile attacco al Sud d’Israele. L'”Onda” conferma, aggiungendo che un contingente di agenti speciali della polizia, addestrati per fronteggiare attacchi terroristici, era stato trasferito per tempo e per precauzione ad Eilat. Parte, dunque, l’ordine di far confluire gli uomini sul luogo dell’attacco. Ed è quello che gli assalitori vogliono. Hanno preparato delle trappole stile guerriglia afgana o irachena. Ordigni rudimentali nascosti sotto il manto stradale. Su una di queste mine salta un’unità  delle forze israeliane. Altri feriti.
Ore 12,35 – Ma la trappola non si esaurisce qui. Sulla zona si abbattono almeno due colpi di mortaio, dicono fonti israeliane, provenienti dal territorio egiziano. Il governatore del Sinai smentisce. Ma sembra che a sera altri colpi siano arrivati dalla stessa direzione.
Ore 13,10 – Evidentemente, il piano degli assalitori prevede diverse varianti ed un notevole spiegamento di forze. Siamo nei pressi di Ber Orà , sul lato opposto del cono del Negev, quello più vicino alla frontiera con la Giordania, quando una macchina piena di civili israeliani viene colpita da un missile anticarro sparato da un altra delle cellule mobili lanciata nell’attacco.
Ore 13,11. Un minuto dopo la scena si ripete, ma stavolta il tiro degli aggressori è più accurato. L’auto di civili presa di mira, forse un’intera famiglia, viene centrata da un altro missile anticarro: quattro i morti. È qui, a Ber Orà , che gli assalitori vengono intercettati dalle forze di sicurezza. Non c’è, non può esserci, partita. Gli israeliani hanno fatto levare due elicotteri. Le cellule vengono distrutte.
Così, con una sfida senza precedenti, per l’audacia degli assalitori, sicuramente votati alla morte, ed i mezzi messi in campo, s’interrompe la “calma” scesa da tempo sui confini meridionali d’Israele, nonostante gli sconvolgimenti prodotti dalla rivoluzione egiziana fossero stati percepiti, in Israele, come forieri di instabilità , incertezza e rinnovata ostilità  da parte di gruppi intransigenti palestinesi (Jihad), contro i quali l’Egitto di Mubarak aveva fatto argine. Non a caso, il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha subito etichettato l’attacco come una prova «dell’indebolimento della tenuta dell’Egitto nel Sinai». E poiché secondo Barak, in questo con il pieno consenso del premier Netanyahu, è a Gaza la base da cui sono partite le cellule che hanno attaccato il Negev, la risposta israeliana sarà  diretta. Hamas, che di fatto governa Gaza, ha negato qualsiasi coinvolgimento. Ma una frettolosa presa di distanza non basta. L’aviazione ha già  lanciato alcuni raid, in uno dei quali è stato ucciso il comandante militare dei Comitati di Resistenza popolare, Abu Awad Nirab. Mentre gli egiziani sono corsi a bloccare il valico di Rafah, l’unico sbocco vitale per i palestinesi di Gaza, aperto a furor di popolo dopo la caduta di Mubarak.


Related Articles

“Un diritto uccidere Gheddafi” No dei ribelli alla missione di pace

Loading

Preso il ministro degli Esteri. Riapre l’ambasciata italiana.  Il figlio Saadi vuole trattare mentre Seif minaccia: la guerra continua, in 20mila resistono a Sirte 

Strage di civili alla vigilia del summit Obama chiama Putin: “Basta guerra”

Loading

Oggi Merkel e Hollande incontrano lo zar e Poroshenko per la mediazione C’è una bozza di tregua con il ritiro delle armi pesanti. Ma resta il nodo dei confini

Qaedisti, beduini, cellule palestinesi La nuova Tortuga nel Sinai egiziano

Loading

 All’interno della sterminata penisola del Sinai è nata una Tortuga. La costruiscono impastando le vecchie tensioni con nuove spinte favorite dal caos egiziano e dalle ridotte capacità  degli apparati di sicurezza.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment