Tasse e bus, stangata a Milano

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Ottanta giorni da sindaco. Meno di tre mesi a Palazzo Marino. Per la giunta di Pisapia può essere già  tempo di un primo, parzialissimo bilancio. Una partita doppia. Buchi di cassa e tagli di trasferimenti, da una parte. Una «sventagliata di nuove tasse», come dicono quelli della nuova opposizione targata Pdl-Lega, dall’altra. Un ex sindaco di centrodestra come Gabriele Albertini ha commentato così le prime scelte della nuova amministrazione: «Diciamo che Milano ha perso la sua verginità  fiscale. Eravamo rimasti l’unica città  metropolitana a non aver introdotto l’addizionale Irpef. È una sconfitta». Il vento è cambiato e le tasse iniziano a fioccare, la sintesi suggerita dai banchi del centrodestra in una delle tante maratone in Consiglio comunale.
Sacrifici, dunque. Da fare subito, per mettere una prima pezza alla falla lasciata in eredità  dalla Moratti. E tagli alla «casta». Perché la giunta Pisapia ha anche risparmiato. La contabilità  interna è un piccolo orgoglio collettivo. Della serie: noi siamo diversi. S’inizia dai dirigenti esterni: 4 (per ora) rispetto ai 32 dell’era Moratti. La legge prevede che si possa arrivare fino a un massimo di 15 assunzioni. Nel caso, spiegano con solerzia dallo staff del sindaco, ci sarebbe comunque un risparmio di 2 milioni di euro. E poi le «sforbiciate» agli stipendi dei manager interni. E a quelli dell’ufficio stampa. C’è poi il capitolo della auto di servizio (guai a chiamarle blu, sono delle Punto bianche in condivisione): da 154 a 110. Stop anche alle assunzioni attraverso le agenzie di lavoro interinale. Totale? Quattro milioni e mezzo di euro di economie.
Che con ogni probabilità  non basteranno. Perché con la nuova manovra di Tremonti, e appunto quei 100 milioni di euro in meno da mettere in cassa, Bruno Tabacci, navigatissimo assessore al Bilancio, ha di nuovo messo in guardia tutti. Altre lacrime, nuovo sangue. Si venderà  subito qualche gioiello di famiglia, come annunciato dal dg Davide Corritore. La Sea, per esempio, finirà  in Borsa, mentre la quota di Serravalle è già  sul mercato. Poi si rottamerà  il «carrozzone» di Milanosport, la società  che gestisce le piscine e i campi da tennis cittadini. E si ragionerà  su tutte le partecipazioni «non strategiche» e sui palazzi di proprietà , a partire dalla «valorizzazione» degli immobili di pregio in Galleria Vittorio Emanuele.
Basta così? Pare di no. Perché nel frattempo si scopre, sempre attraverso l’assessore Tabacci, che Milano è pure diventata una «maglia nera» in fatto di virtuosità  contabile. Nel ranking lombardo il capoluogo si aggira al millesimo posto, in terza o quarta fascia. L’addizionale Irpef salirà  ancora nei prossimi anni? È un’ipotesi, una delle tante, rispondono da Palazzo Marino. Un’altra pista porta a una revisione delle rette per mense e nidi e un’altra ancora all’introduzione di una tassa per le materne.
Già  in agenda invece il via alla tassa di soggiorno. Da applicare però solo ai turisti d’élite, quelli degli alberghi dalle quattro stelle in su. Poi c’è Ecopass. Con l’ipotesi, che è molto più d’una ipotesi, di far pagare tutte le auto in ingresso in centro. Vento cambiato anche per i libri di testo alle medie. Stop al bonus per tutti gli studenti: il Comune da settembre 2012 rimborserà  i testi scolastici solo alle famiglie «povere».
In mezzo a questo vortice di cifre, calcoli e ipotesi a qualcuno è pure venuto in mente di sacrificare sull’altare dell’austerity l’altra «eredità » dei predecessori: Expo. Il gioiello più prezioso di Letizia Moratti. «Piuttosto di tagliare la spesa sociale rinunciamo all’esposizione», hanno proposto quelli della sinistra più radicale. Ma Pisapia nel frattempo è diventato uno dei commissari straordinari per l’evento del 2015 (l’altro è Roberto Formigoni) e quindi, per dirla con Tabacci, rinunciare a Expo «sarebbe come per l’Italia rinunciare alle missioni internazionali». Impossibile. E allora non rimane che marciare contro lo «tsunami», ovvero contro le misure varate dal governo (copyright Pisapia). «Milano sarà  in prima fila nella battaglia per cambiare questa manovra iniqua e inaccettabile». Il 29 agosto i sindaci del Nord manifesteranno contro le ricette anticrisi di Berlusconi e Tremonti. Appuntamento a Milano, ovvio.


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