La fiera dei tagli di Tremonti

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 MILANO.Da fiera internazionale a fiera dei buchi di bilancio. Con la terza manovra che, nel giro di due mesi, si abbatte sugli enti locali e coi conti in rosso lasciati dalla giunta Moratti, Expo è sempre più a rischio. Il fiore all’occhiello dell’ex sindaco, che avrebbe dovuto portare soldi e prestigio a Milano e all’Italia, potrebbe saltare. E i milanesi non sono disposti a barattare servizi e welfare pur di realizzare un evento in cui credono sempre meno.

Un sondaggio lanciato dal sito di Repubblica fotografa la crescente diffidenza dei cittadini. Su tremila persone solo il 17% dice che bisogna insistere nella realizzazione del progetto così com’è, il 42% sostiene che vada ridimensionato, e un altro 40% pensa addirittura che sia meglio lasciar perdere. Anche a costo di fare una figuraccia internazionale. Al di là  dei sondaggi il problema è maledettamente reale. La manifestazione, che sulla carta valeva milioni di visitatori e miliardi di investimenti pubblici e privati, e che avrebbe dovuto essere il volano della ripresa economica, si sta invece trasformando in un salasso per i conti disastrati di Palazzo Marino. Al posto di veicolare soldi da Roma e dai privati, succhia risorse agli enti locali che già  si sono impegnati a comprare i terreni su cui sorgerà  il sito per la fiera e a realizzare le infrastrutture connesse. Un affare che da sempre fa gola agli immobiliaristi vezzeggiati dalla giunta Moratti.
La lunga lite tra l’ex sindaca e Formigoni, costata anni di inutili ritardi, è stata vinta dal governatore solo quando Moratti ha perso con Pisapia. All’ultimo momento utile per rispettare le scadenze è stata creata Arexpo, una società  cui partecipano Regione Lombardia, Comune e Provincia di Milano, per comprare i terreni dai proprietari: Fondazione Fiera, che dipende dalla Regione, e Cabassi. Pur di raggiungere l’obiettivo sembra che Formigoni abbia già  anticipato anche le quote di Comune e Provincia, e che ora si aspetti il rispetto degli impegni presi. Pisapia ieri ha tranquilizzato tutti, assicurando che il Comune entrerà  con una quota pari alla Regione, e si è rivolto ancora al governo perché faccia almeno la parte che gli compete, per esempio per quanto riguarda la costruzione della nuova linea della metropolitana: «Sono rimasto allibito – ha detto il sindaco – hanno detto che i soldi arriveranno solo se ci saranno».
Per pagare la propria parte Palazzo Marino dovrà  sborsare più di 30 milioni di euro, proprio mentre Tremonti gliene taglia 100. Non solo, entro il 2015 il Comune dovrebbe trovare 200 milioni. In tutto il sito espositivo e le infrastrutture ad esso connesse costano 1,7 miliardi (le spese per l’organizzazione pari a un miliardo dovrebbero essere recuperate dalla vendita dei biglietti). Non è solo il Comune a essere in difficoltà . Anche Provincia e Camera di Commercio non hanno i 200 milioni che sarebbero chiamati a sborsare, e il contributo dei privati, nonostante sia sceso da 900 a 260 milioni è tutt’altro che certo. Per non contare gli 800 milioni stanziati dal governo per tutte le altre infrastrutture sui quali nessuno è disposto a giurare. Stando così le cose che si fa? Il governo dovrebbe intervenire per salvare l’onorabilità  del paese. Questo chiede l’assessore al Bilancio di Milano, Bruno Tabacci. Ma Tremonti non è mai stato un fan di Expo. E tanto meno lo sarà  in tempi di crisi, con Formigoni che lo attacca un giorno sì e uno no, e con Pisapia sindaco di Milano. E allora? L’unica via è quella di rivedere il progetto. Renderlo meno costoso e più sostenibile, anche per le casse comunali. E’ questa l’opinione dell’architetto Stefano Boeri e di Piero Bassetti, l’esponente più prestigioso della borghesia illuminata milanese pro Pisapia. Il punto dolente però è che questa scelta rischia di essere solo l’effetto della stangata di Ferragosto.


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