Sarkozy-Merkel, patto a Parigi: Tobin tax e governo europeo
PARIGI — L’asse Parigi-Berlino si mostra solido, deciso a portare la zona euro fuori dalla tempesta. La creazione di un supergoverno economico dell’eurozona e l’introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie sono tra i punti del piano presentato ieri sera all’Eliseo dai leader dei due Paesi che insieme fanno mezzo Pil d’Europa. Sarkozy l’attivista, desideroso di porsi come salvatore della Ue e capitalizzare consensi in vista delle elezioni, e Merkel l’attendista, intenzionata a non strafare per non alzare il tono delle polemiche interne, hanno saputo parlare con una voce sola al termine di un incontro finito prima del previsto. Un’«intesa perfetta» contro ogni forma di speculazione, esibita nel giorno in cui la Germania ha mostrato un rallentamento dell’economia, che la Merkel minimizza («si tratta di fluttuazioni trimestrali») ma che ha rimesso in allarme le Borse europee. Sul tappeto «proposte ambiziose», come le ha definite il capo dell’Eliseo. Innanzitutto la creazione di un governo economico a 17 per garantire la stabilità della zona euro. Un organismo composto dai capi di Stato e di governo che si riunisca due volte l’anno, con un presidente in carica due anni e mezzo. «Proponiamo per candidato a questo ruolo Herman Van Rompuy», l’attuale presidente del Consiglio europeo, ha specificato il leader francese. È la prima proposta concreta di un’idea caldeggiata dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet e da Bruxelles. Un secondo rimedio è l’introduzione di una tassa europea anti-speculazione su tutte le transazioni finanziarie: un cavallo di battaglia di Sarkozy, un punto dell’agenda del G20 a guida francese. Una «necessità evidente», ha concordato la cancelliera tedesca. Francia e Germania presenteranno la loro proposta all’Ue già a settembre. Altra iniziativa che sta molto a cuore al presidente francese è l’introduzione nella zona euro, già dal 2012, della «regola d’oro», che introduce nella Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio. In Germania è già in vigore, in Italia lo sarà a breve. In Francia è invece osteggiata dall’opposizione, e i suoi voti sono fondamentali per l’approvazione. Sul discusso capitolo degli eurobond ha vinto il nein di Frau Merkel. «Ho l’impressione che per risolvere la crisi si cerchi una panacea universale — ha detto la cancelliera —. Non credo a una soluzione magica, serve un impegno da parte di tutti i Parlamenti nazionali a seguire le indicazioni della Commissione» ha spiegato. «Occorre un meccanismo permanente che riguardi la valuta comune: proporremo a Van Rompuy un meccanismo» tale che «ci sia un giudizio sui singoli Stati della zona euro». Sarkozy l’ha appoggiata: «L’eurobond può essere il punto d’arrivo di un processo d’integrazione economica della zona euro; garantire il debito di tutti senza condizioni sarebbe una risposta ideologica» ha osservato. Non ci sarà nemmeno l’aumento del fondo di salvataggio dell’eurozona, portato nel vertice di luglio a 440 miliardi, cifra da molti ritenuta insufficiente ad affrontare la crisi dei debiti sovrani. In un’ottica di armonizzazione fiscale che prevede anche riunioni dei ministri franco-tedeschi per mettere a punto le rispettive Finanziarie, il numero uno dell’Eliseo ha annunciato che i titolari delle Finanze dei due Paesi lavoreranno per individuare un’imposta comune sulle società e un’unica base imponibile. «È l’unica proposta positiva — dice al Corriere Frédéric Bonnevay, economista dell’istituto Montaigne di Parigi —, perché permette di creare un’area valutaria ottimale per gli investimenti. Per il resto si tratta di proposte deludenti per i mercati. La tassazione sulle transazioni andrebbe bene se adottata a livello globale, ma così ha l’effetto di portare fuori dall’Europa i capitali internazionali, con conseguente perdita di competitività . Quanto alla regola d’oro, obbliga a dei risultati ma non dice come ottenerli. Non sei credibile per i mercati se non dici come ridurre il deficit senza impattare sulla crescita». Un’analisi confermata dall’andamento negativo di Wall Street. Oggi il verdetto delle piazze europee.
Related Articles
I Paesi emergenti fanno paura giù le Borse, Milano la peggiore
Piazza Affari perde il 2,6%. Pesante caduta a Wall Street
Maurizio Landini: «Cambiare i trattati Ue, non la Costituzione»
Il segretario generale della Fiom-Cgil: «Voterò No al referendum costituzionale in autunno. Prima ancora che su Renzi è un giudizio su una riforma sbagliata. Bisogna riaprire un ragionamento sul lavoro e i diritti. E nel 2017 ci sarà la consultazione chiesta dalla Cgil contro il Jobs Act»
La spending spiana comuni
la spending review sta planando come un avvoltoio su coloro che ne potrebbero essere i protagonisti, perché sono gli unici a sapere come stanno veramente le cose, e che invece ne sono le vittime: i dipendenti delle amministrazioni pubbliche. L’obiettivo più immediato sono i Comuni, con i quali si va a colpire la democrazia nel punto più vitale ma anche più esposto