Pensioni e statali, il rebus manovra-bis

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ROMA — Un «combinato disposto» micidiale. Per i ministeri, le Regioni, i Comuni e le Province la doppia manovra estiva si rivelerà  una stangata pesantissima. Con l’uno-due assestato dal governo alla finanza pubblica per accelerare il pareggio di bilancio il conto è destinato a salire, e di parecchio, anche a carico dei risparmiatori. Mentre per i dipendenti pubblici e i pensionati l’impatto del secondo decreto sarà  di fatto neutro, perché il contributo di solidarietà  sull’Irpef assorbirà  sia il taglio degli stipendi degli statali che il contributo di perequazione sulle pensioni superiori a 90 mila euro.
Compensare i due interventi, però, non sarà  per nulla facile dal punto di vista tecnico. Il contributo di solidarietà  del 5% sui redditi compresi tra 90 e 150 mila euro e del 10% sulla parte eccedente i 150 mila euro, assorbirà  infatti sia il taglio agli stipendi degli statali deciso nel 2010 (che anche in quel caso era del 5% oltre i 90 mila euro e del 10% oltre i 150), sia il contributo di perequazione chiesto sui redditi previdenziali superiori a 90 mila euro. Resta da stabilire il modo in cui avverrà  la compensazione. Agli statali lo stipendio viene decurtato già  da gennaio, e queste somme verranno probabilmente restituite, prima di assoggettarli al nuovo regime che verte sull’Irpef. Per i pensionati il primo prelievo sull’assegno pensionistico era previsto per questo mese di agosto e forse si farà  ancora in tempo a evitarlo.
A prima vista il decreto di agosto non sembra trovare altre incompatibilità  tecniche o contraddizioni con quello varato appena un mese fa. Mentre ci sono molte sovrapposizioni, ovviamente, sui tagli alla spesa pubblica.
La doppia sforbiciata sarà  molto rilevante soprattutto per gli organi del governo centrale, che tra il 2012, il 2013 e il 2014 dovranno affrontare una cura da cavallo, con una riduzione di spesa di 19 miliardi di euro in tre anni. Per i ministeri il colpo d’accetta vale infatti 7 miliardi nel 2012, 6 nel 2013 e 5 nel 2014. Più settecento milioni di euro tra il 2012 e il 2013 lasciati in eredità  dal decreto 78 del luglio 2010: fondi che la Ragioneria dello Stato ha congelato già  ad inizio anno, in attesa dell’asta per la vendita delle frequenze televisive, in grande ritardo.
Per le Regioni, i Comuni e le Province, il quadro non è certo più allegro, tanto più che per loro la stagione dei tagli era cominciata già  nel 2010. Con la manovra di luglio si era estesa al 2014 e agli anni successivi, rendendola strutturale, la sforbiciata ai trasferimenti, con un effetto molto pesante. I 3,2 miliardi di tagli del 2013 sono stati raddoppiati a 6,4 miliardi per il 2014 e gli anni successivi. Con la manovra appena approvata, poi, la lama del bisturi è affondata in profondità . Già  nel 2012 le autonomie locali dovranno fare a meno di 6 miliardi di euro, mentre il sacrificio per il 2013 raddoppia, da 3,2 a 6,4 miliardi e così sarà  per tutti gli anni a venire.
I tagli sulle amministrazioni periferiche graveranno sulle Regioni per 3,6 miliardi l’anno (di cui la parte maggiore a carico delle Regioni a statuto speciale), sulle Province per 700 milioni nel 2012 e 800 a partire dal 2013, mentre sui Comuni la sforbiciata vale 1,7 miliardi nel 2012 e 2 miliardi tondi dal 2013 in poi.
La doppia manovra è destinata a colpire pesantemente anche i risparmiatori, visto che alla maxi imposta di bollo sul conto titoli si aggiunge, con il decreto appena pubblicato in Gazzetta, il riordino della tassazione sulle rendite finanziarie. L’aumento del bollo deciso a luglio vale 700 milioni sul 2011, 1,3 miliardi nel 2012, 3,5 nel 2013 e 2,4 miliardi a partire dal 2014, quando sarà  a regime. Ai quali i cassettisti dovranno sommare, dal prossimo anno, anche l’aumento dell’aliquota sostitutiva sui capital gains e sulle obbligazioni che vale 1,4 miliardi nel primo anno, 1,5 nel 2013 e 1,9 a partire dal 2014. Così, a carico del risparmio, il conto del 2012 sale a 2,7 miliardi, per poi lievitare a 5 nel 2013 e ridiscendere a 4,3 a partire dal 2014.


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