Via alla manovra da 45 miliardi

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ROMA — «Il nostro cuore gronda sangue per avere messo le mani nelle tasche degli italiani, ma la situazione mondiale è cambiata. La situazione economica è diventata una sfida mondiale che ha colpito anche una forza economica come gli Stati uniti». È un Silvio Berlusconi accigliato quello che con Giulio Tremonti illustra «la manovra approvata all’unanimità  dal governo e che va nella direzione indicata dalla Banca centrale europea». Una manovra correttiva che, rimarca il Cavaliere, «riguarda una somma importante: 20 miliardi per il 2012 e 25,5 per il 2013. Questi numeri danno da soli l’idea della dimensione economica e politica del provvedimento. Abbiamo concepito il programma di chiudere anticipatamente rispetto all’impegno preso di approvare il testo entro il 18 di agosto. Siamo al 12 e il decreto è varato». Il complesso dei provvedimenti potrà  essere migliorato, dice Berlusconi, chiarendo: «Certo siamo aperti, ma con estrema misura a modifiche e miglioramenti che possono essere proposti dalla discussione». Non solo. A chi gli domanda se porrà  la fiducia replica: «Non abbiamo affrontato questo tema, ma ritengo non sia necessario perché le forze dell’opposizione hanno dimostrato di essere responsabili per qualcosa che ci è dettato dall’emergenza internazionale». Tutti i ministri, aggiunge, hanno «dato il loro contributo, abbiamo lavorato febbrilmente giorno e notte e do un ringraziamento a Giulio Tremonti e ai suoi collaboratori che si sono impegnati con senso di sacrificio». Tremonti concorda: «Non c’erano alternative». In nottata, però, il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo denuncia che «la manovra cancella la norma sul Sistri ed è un regalo all’ecomafia». Il Sistri è il sistema informatico che consente il controllo e la tracciabilità  dei rifiuti speciali che sono l’80% di quelli prodotti.
Insomma Berlusconi ci ha messo la faccia, ma non nasconde il disagio. Deve essergli costato molto prendere alcune decisioni quali quella di mettere le mani nelle tasche degli italiani che per lui era un vanto sbandierato in tutti i suoi interventi. Ecco perché ammette: «Siamo addolorati ma siamo soddisfatti. Abbiamo dentro di noi la sensazione di avere fatto fino in fondo il nostro dovere». Del resto non si poteva fare diversamente, riconosce lo stesso premier, «il nostro Paese ha il debito pubblico più elevato in rapporto al suo Pil. Un debito pubblico procurato dai precedenti governi dal ’78 al ’92 che sono riusciti a moltiplicare il debito del ’78». Inquadrato il tema, Berlusconi dice che «questa situazione ha fatto sì che la speculazione finanziaria, dopo avere preso di mira la Grecia, si concentrasse sulla nostra posizione e noi ci siamo trovati nella necessità  di rinnovare i titoli del debito pubblico, che valgono 1900 miliardi di euro, e ciò comporta che quest’anno dobbiamo rinnovare più di 250 miliardi e quindi un miliardo al giorno escludendo i sabati e le domeniche». Di fronte a questa situazione «siamo stati costretti a ricorrere all’intervento dell’istituto europeo e quindi abbiamo ottemperato alle domande che l’istituto ci poneva per potere giustificare nei confronti degli altri Paesi europei, specie Germania e Olanda e Finlandia, la spesa dei soldi pubblici, dato che il 30% di questi soldi sono dei cittadini tedeschi».
Sul taglio dei costi alla politica, riconosce che «sono stati forse eccessivi ma determinati dal confronto con l’opinione pubblica: abbiamo dimezzato il numero di coloro che occupano posti elettivi nei consigli regionali, provinciali e comunali. Il numero delle poltrone eliminate è attorno alle 54mila, non sono poche e questo credo piacerà  agli italiani».


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