Madrid chiude agli immigrati romeni

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MILANO – La Ue chiude le frontiere della Spagna ai romeni. Bruxelles ha dato via libera alla richiesta di Madrid di ripristinare l’obbligo di permesso di lavoro per i cittadini di Bucarest che cercano impiego nel Paese. «È una decisione che abbiamo preso alla luce della particolarissima situazione occupazionale nella penisola iberica», ha detto ieri il Commissario Ue Laszlo Andor. Il provvedimento – un’eccezione alle norme che consentono la libera circolazione dei lavoratori nei 27 Paesi dell’Unione – è stato attivato dal governo Zapatero il primo di agosto e sarà  valido fino alla fine del 2012. I suoi primi effetti pratici sono già  ben visibili nei vigneti iberici dove la vendemmia è partita al rallentatore dopo che i braccianti romeni (la principale manodopera per la raccolta d’uva) sono stati costretti a mollare gerle e bigonce per correre negli uffici del lavoro e farsi rilasciare i nuovi permessi.
«La decisione della Ue è sbagliata – ha detto ieri Diana Dinu, responsabile degli imprenditori e dei lavoratori stranieri in Spagna – Si tratta di una norma ad hoc contro un singolo popolo, i romeni, quasi a voler attribuire loro la responsabilità  dell’alto tasso di disoccupazione nella Nazione». I numeri in effetti sono altissimi. Il 21,29% degli iberici non ha oggi un lavoro. La situazione è ancora più grave tra gli immigrati da Bucarest, la maggior comunità  straniera della penisola iberica. Dal 2006 il numero dei romeni residenti in Spagna è quadruplicato da 200mila a 800mila (sono un milione in Italia). Oltre 300mila hanno un lavoro regolare e pagano tasse e contributi e 50mila hanno in questo momento un sussidio di disoccupazione. Il numero dei senza lavoro sarebbe però schizzato negli ultimi mesi. Solo nell’ultimo trimestre, secondo le stime del ministero del Lavoro, 191mila immigrati di quest’etnia hanno perso il posto con un tasso di disoccupazione arrivato al 30%. Il Trattato di Adesione della Romania all’Europa prevedeva una moratoria di sette anni fino al 2014 prima che i suoi cittadini potessero lavorare senza permesso in ogni angolo d’Europa. La Spagna però nel 2009 – quando il Paese era ancora in pieno boom – aveva deciso con una scelta unilaterale di cancellare questa barriera, prima di tornare ora sui suoi passi per non aggravare la situazione sociale.
Varate le elezioni, intanto, il governo spagnolo spinge su Bruxelles per accelerare l’ok al piano di aiuti alla Grecia. «La lentezza del processo decisionale della Ue ha esposto i nostri titoli di Stato e quelli italiani all’assalto della speculazione – ha detto ieri il portavoce dell’esecutivo Josè Blanco – L’Europa deve imparare a darsi una politica economica comune».


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