Pakistan, la ragazzina kamikaze morti e feriti al check-point

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Per i poliziotti che l’hanno vista avvicinarsi al posto di blocco era soltanto una donna venuta a Peshawar dalle aree tribali, il volto e il corpo celati dal burka. Poi l’esplosione. Ieri mattina a Peshawar, la città  del Pakistan nord occidentale vicina alle tormentate zone tribali dell’Afghanistan, una ragazzina di circa 16 anni si è fatta esplodere vicino a un check point, uccidendo un’altra donna e ferendo tre agenti. Poche ore prima, nella vicina zona di Lahori Gate, un ordigno esplosivo, nascosto in un carretto e azionato a distanza al passaggio di un camioncino della polizia, era esploso uccidendo sette agenti e un ragazzino di passaggio, uscito dalla scuola poco lontana.
Peshawar, nonostante la prossimità  con le zone controllate dai Taliban, era rimasta relativamente tranquilla nell’ondata di attacchi seguiti all’uccisione del leader di Al Qaeda, Osama Bin Laden, il 2 maggio scorso. Ieri però la città  è stata scossa dai due attacchi consecutivi, che hanno causato numerosi feriti e impressionato per il timore che i Taliban stiano davvero riuscendo ad ingaggiare le donne per rendere più efficaci i loro attacchi.
Nascoste dai burka, difficilmente perquisibili perché la polizia pachistana non può contare su personale femminile ai posti di blocco, le donne rischiano di diventare la nuova arma degli estremisti, anche perché un attentato che le ha come protagoniste attira di più l’attenzione internazionale. Le donne kamikaze – o la loro fama, visto che non sempre è poi accertato che chi si è fatto esplodere sia una donna – sono sfruttate in eguale misura dai Taliban e dalla polizia pachistana. I primi contano sulla loro capacità  di passare inosservate, nonostante i carichi di esplosivo, in una società  per la quale grazie al burka e ai pregiudizi sono pressoché invisibili, la seconda le sfrutta in chiave propagandistica, per sottolineare la crudeltà  dei fondamentalisti e mostrare alle telecamere, come è avvenuto a fine giugno, i successi nel fermarle.
Fino a oggi in Pakistan sono tre gli attacchi terroristici attribuibili a donne, ma i Taliban hanno annunciato il mese scorso grandi successi nel reclutamento di marito e moglie pronti a farsi esplodere insieme e adolescenti di ambo i sessi anelanti al martirio. Anche sull’attentato di ieri c’è stato in un primo momento il timore che si trattasse di un attacco anomalo, attuato, addirittura, dalla ragazzina insieme a una donna più anziana. Fonti mediche hanno in seguito escluso che la seconda vittima avesse addosso dell’esplosivo, una versione data in un primo momento dalla polizia. In questo caso è stato possibile incrociare le informazioni degli agenti con quelle di altre fonti, ma spesso la versione della polizia pachistana è l’unica disponibile, con l’attendibilità  dubbia di una struttura incline alla propaganda per far dimenticare le collusioni con i servizi segreti legati ad Al Qaeda.


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