L’insegnante che amava i bambini anche senza permesso di soggiorno

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 LOCARNO.Le trasmigrazioni, gli spostamenti da un continente all’altro sono uno dei temi sottesi a molti dei film che stanno riempiendo schermi e occhi a Locarno. E dal Canada è arrivato in piazza Grande un titolo atteso Bachir Lazhar, regia di Philippe Falardeau. Atteso perché in patria la pièce teatrale di Evelyne de la Chenelière ha ottenuto un successo travolgente. Inevitabile, in qualche modo, l’approdo cinematografico affidato per la regia a Philippe Falardeau. La storia comincia nel cortile di una scuola del Québec: la neve, i ragazzini, i giochi, l’insegnante col fischietto.

Uno dei bimbi rientra nell’edificio scolastico prima del tempo per una commissione e trova un’insegnante suicida per impiccagione. In un attimo tutto prende una piega convulsa e drammatica. Solo lui e un’altra bimba hanno visto quello che per dei ragazzini è ancora più duro da comprendere e accettare: la morte. Mentre tutte le componenti, genitori compresi, cercano di farsi carico dei problemi che quel suicidio scatena, in direzione si presenta un uomo, Bachir Lazhar.
Dice di essere algerino, di avere un permesso di soggiorno permanente e di avere insegnato per moltissimi anni nel suo paese, di amare i bambini e di saperci fare. In breve, viene reclutato e effettivamente diventa un beniamino dei ragazzi che devono elaborare quel lutto. Ma Bachir ha mentito su un punto: non ha il permesso di soggiorno, ha fatto domanda per essere riconosciuto come rifugiato politico. I colloqui formali che riguardano questa domanda sono spaventosi, quasi che chi chiede il riconoscimento di quello status sia assimilabile a un criminale. E si scopre così che anche Bachir ha i suoi orridi lutti da elaborare.
Una storia perfettamente congegnata e rodata che arriva dritta al cuore degli spettatori grazie anche a una messa in scena sobria ma molto efficace. I ragazzini sono davvero fantastici nel ricostruire le emozioni che devono comunicare poi c’è Fellag, il maestro bugiardo col cuore grande e devastato come il suo volto segnato e sofferente.
Una delle regole del cinema commerciale dice che bisogna stare alla larga da barche, animali e bimbi. Stupidaggini, per informazioni rivolgersi a James Cameron e al suo Titanic. Qui poi non c’è intenzione di far vibrare il botteghino, ma solo quella di raccontare sentimenti, sensazioni e regole di un mondo sempre più disumano nel suo porre steccati e mura talvolta neppure metaforiche. E da questo punto di vista Bachir Lazhar è un gioiellino che con intelligenza porta il suo piccolo contributo per scalfire quel muro di ottusità  e egoismo che i paesi ricchi hanno eretto nei confronti dell’umanità . Mettendo a nudo tutte le contraddizioni della cosiddetta civiltà  occidentale.


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