Patrimoniale prima di tutto e tagliamo subito dopo i Tornado

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Tremonti in luglio parlava di 50 miliardi da suddividere su tre anni, lasciando «furbescamente» agli ultimi due il peso di gran lunga maggiore.
La controfinanziaria, come è stata chiamata per tanti anni, la contro manovra come la chiamiamo adesso ha invece una distribuzione dei tempi e dei pesi del tutto diversa. Il primo anno, 2012, riceve più della metà  del peso. In questo – solo in questo – la contro manovra potrebbe ricevere il plauso della Bce e dei suoi capi presenti e futuri, Trichet e Draghi.
Il manifesto ha pubblicato una pagina dossier dedicata al tema («E’ tempo di sbilanci», 1 luglio 2011) e riporta così un passo del testo che racconta le misure previste: «In questa crisi i ricchi non stanno pagando alcun prezzo…Il prezzo della crisi ricade sulle fasce più povere della popolazione. Proponiamo perciò una tassa patrimoniale…» La tassa patrimoniale prevista arriva allo 0, 5% per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro. Le entrate sarebbero di 10,5 miliardi, tutti nel 2012.
Intorno a questa misura una tantum altre permanenti e capaci di rendere un po’ più progressiva o meno iniqua la distribuzione dei carichi fiscali nel paese; ritocchi sopportabili per i redditi maggiori e però tali da migliorare la fiducia della grande maggioranza della popolazione nelle istituzioni comuni. E chi si fida sarà  meno tentato dall’idea di salvarsi individualmente, «come fanno tutti».
Di fronte all’aumento del prelievo, per i redditi maggiori e per le rendite finanziarie che dovrebbero quasi raddoppiare, raggiungendo il livello europeo del 23%, dal 12,5% attuale, vi sarebbe un largo spazio ai tagli: spese militari, Tornado, Ponte sullo stretto e altre grandi opere; e così via.
Tremonti ha lasciato alla parte finale del triennio il carico maggiore, impegnando anche la legislatura che non gli compete, dopo le elezioni che si prevede e si spera, perderà . E lo ha fatto «furbescamente», come ha scritto nel suo testo Giulio Marcon, ispiratore della contro manovra. Lasciamogli la parola: «La reintroduzione dei ticket, l’inserimento dei costi standard nella sanità , la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, il blocco degli stipendi nella pubblica amministrazione, l’intervento sulle pensioni stanno lì a dimostrare quanto ancora una volta il prezzo della crisi è pagato dalle fasce sociali più deboli…».
Invece di questo tipo di tagli che colpiscono la parte della popolazione più esposta alla crisi, vi sarebbe un altro genere di tagli e di misure in positivo e Marcon ne ricorda alcuni: «E’ necessario ridurre del 20% la spesa militare e cancellare il programma di 131 cacciabombardieri F35 (che ci costano più di 16 miliardi di euro. Questi sono passi obbligati in tempo di crisi: in Germania e in Gran Bretagna sono state ridotte le spese militari, in Italia, ancora no. E servono misure per rilanciare l’economia attraverso un programma di “piccole opere” (cancellando Ponte sullo Stretto e Tav), di sostegno alla green economy (energie rinnovabili, mobilità  sostenibile, agricoltura biologica, ecc.) di incentivo e difesa dei redditi, unica garanzia perché possa riattivarsi una domanda interna. In questo senso la lotta al precariato, il sostegno alle pensioni più basse, il recupero del fiscal drag e il reddito di cittadinanza sono misure assolutamente necessarie in questa fase».
Mentre la manovra di Tremonti è spazzata via dalla Bce, come tempistica e contenuti , la contro manovra Sbil regge. Se ne accorgeranno alla Bce? l’alternativa c’è
È tanto difficile mettere insieme qualcosa che non colpisca sempre i più deboli, ma distribuisca lavoro e benessere a tutti con un po’
di giustizia in più?

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DATI OCSE
In giugno rallenta la crescita nell’area, l’Italia è maglia nera

 Nuovi segnali di rallentamento della ripresa economica tra i Paesi avanzati, secondo i dati di giugno Ocse del superindice previsionale, sceso a 102,2 punti dai 102,5 del mese precedente. Spicca in negativo l’Italia, che ha subito il calo mensile più consistente: meno 0,7 punti sulla penisola, a fronte dei meno 0,3 punti dell’area Ocse, mentre nel confronto su base annua il Composite leading indicators (Cli) è a più 0,6 punti per l’area Ocse, e a meno 3,1 punti per l’Italia. Germania e Francia hanno entrambe registrato cali di 0,6 punti su base mensile, mentre nel confronto annuo perdono rispettivamente 1,3 e 1,8 punti. Più contenuta la flessione per gli Stati Uniti, che perdono 0,1 punti mensili ma su base annua restano positivi per 2,8 punti. Per il Giappone il superindice è calato di 0,2 punti a giugno e di 1,3 punti su anno. Ancora una volta la tendenza all’inebolimento della ripresa non ha risparmiato i paesi emergenti, che pur non facendo parte dell’area Ocse, vengono monitorati in considerazione del peso che hanno raggiunto nell’economia mondiale. Il calo mensile più forte è stato registrato dal Brasile: meno 1,1 punti a giugno e meno 4,7 punti su anno. Per la Cina il superindice ha segnato un calo mensile di 0,3 punti, e una flessione annua di 1,4 punti, per l’India è calato di 0,9 punti su mese e di 5,6 punti su anno, per la Russia è calato di 0,3 punti su mese mentre nel confronto annuo resta positivo per 2,7 punti.


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