Crisi, il gelo di Confindustria e Abi

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ROMA – «È la conferenza stampa dei fichi secchi». L’immaginifico Antonio Di Pietro boccia le ultime proposte di Silvio Berlusconi per fronteggiare la crisi evocando il proverbio, dicendo che non si possono placare i mercati con gli annunci arrivati ieri. Peggio ancora, come dice il Pd, se i fichi, oltre che secchi, sono anche avvelenati. «Anticipare la manovra senza cambiarla sarebbe un colpo gravissimo al paese dal punto di vista economico», dice il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. «Siamo all’ennesimo bluff», spiega il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina. Anche in Confindustria e Abi la sortita del Cavaliere non ha prodotto entusiasmi. L’effetto è stato esattamente opposto è ha prodotto il gelo verso Palazzo Chigi.
Industriali e banchieri, irritati, si chiedono dove il governo troverà  le risorse per anticipare il pareggio di bilancio. Soprattutto non hanno gradito l’inserimento all’ordine del giorno della questione dello Statuto. Questione che non era stata inserita nel tavolo con il governo perché considerata riservata alla trattativa fra le parti sociali.
Allora Confindustria e Abi preferiscono non commentare, preferiscono marcare con il silenzio la distanza da Palazzo Chigi. Parlano invece altri soggetti sociali. Susanna Camusso, per esempio, dice: «Non possiamo che confermare che questo governo fa male al paese». Più articolato il giudizio di Luigi Angeletti, segretario della Uil: «Sull’anticipo capisco le necessità , ma ne avrei fatto a meno».
Dal Terzo polo arriva invece un’altra cauta apertura. Francesco Rutelli incassa la voglia di mettere mano all’articolo 41 della Costituzione: era una nostra proposta, dice il leader dell’Api. Italo Bocchino, invece dice che la conferenza stampa di Berlusconi «finalmente rappresenta oggettivamente un segnale di discontinuità  da cui emerge maggior senso di responsabilità  dal governo». Pier Ferdinando Casini, invece, prima dell’intervento del premier, aveva detto: «Dobbiamo fare uno sforzo. Maggioranza e opposizione devono trovare il modo di dialogare perché l’Italia va a fondo». Bossi applaude l’intervento di Berlusconi – «più interessante di quello dell’altro giorno» e dice: «Tutti hanno paura che i titoli di stato si trasformino in carta straccia, ma con il pareggio di bilancio un anno prima, la Bce ci ha garantito che da lunedì ci comprerà  i titoli di stato: per noi è una soluzione, una garanzia». E annuncia che a giorni sarà  a Roma: «Sono contento che sia stato riaperto il Parlamento – ha aggiunto il ministro delle Riforme – perchè sono cose da fare, senno l’antipolitica, quelli come Grillo, dicono che non ci interessiamo del Paese. Non è vero, ci interessiamo sempre e adesso torniamo a Roma a lavorare».
Le aperture del Terzo polo sono valorizzate molto dal Pdl. Come la posizione di Romano Prodi che dice alla Bbc: «Il governo è stato assolutamente incapace, ma non si può cambiare ora». Il centrodestra invece critica il Pd. «Si comporta come i giapponesi convinti che ci fosse ancora la guerra», commenta Massimo Corsaro, vicecapogruppo alla Camera. Ma il numero due dei democratici, Enrico Letta, replica che il suo partito «sarà  la prossima settimana in Parlamento con le sue proposte; collaborerà  se sarà  possibile per cambiare una manovra che consideriamo iniqua e incapace di aiutare la crescita».


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