Il volto nuovo dei Shinawatra

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Meno di tre mesi fa era una signora sconosciuta, benché con un cognome importante. Ieri il parlamento thailandese ha eletto Yingluck Shinawatra alla carica di primo ministro, dopo che il suo partito ha stravinto le elezioni politiche del 3 luglio scorso.
La cosa fa notizia per due motivi: è la prima volta che una donna diventa capo del governo, in un paese dalla tradizione saldamente maschilista. Ed è anche il rientro sulla scena politica della famiglia dell’ex premier Thaksin Shinawatra: Yingluck, 44 anni, è infatti la sorella minore dell’ex premier deposto da un incriento colpo «di palazzo» 5 anni fa – e sono passati appena 15 mesi dall’agitazione popolare, questa invece cruenta, che ha lasciato 90 persone uccise e una società  profondamente lacerata.
Yingluck Shinawatra, 44 anni, un master di business administration alla Kentucky State University nel 1991, ha una carriera di donna d’affari nelle aziende di famiglia ma è del tutto «nuova» alla politica. La sua esperienza in questo campo è cominciata appena 48 giorni prima delle elezioni del 3 luglio, quando il partito di Thaksin, il Puea Thai Party, era in grave crisi perché mancava di una figura abbastanza forte da candidare. Thaksin amministra il partito (e il patrimonio di famiglia) da Dubai, e non può rientrare: dovrebbe altrimenti scontare una condanna a due anni di galera per abusi di potere compiuti quando era capo del governo. E’ stato lui a decidere infine di tirare in campo la sorella, di 18 anni più giovane di lui, e la decisione si è rivelata un colpo da maestro.
Dopo la sua nomination, il Puea Thai ha cominciato a risalire nei sondaggi d’opinione. E non si tratta solo dell’ombra del fratello. Yingluck Shinawatra ha mostrato un carisma personale; il suo volto fresco le ha giovato, la novità  le ha dato una copertura mediatica intensa. I modi di fare da persona «vicina del popolo» hanno suscitato simpatia tra i poveri rurali che sono stati l’elettorato del fratello. Anche il suo piglio mai aggressivo anche quando si rivolgeva agli avversari: un carattere considerato da vera donna thai, e che la ha guadagnato anche il rispetto degli avversari.
Certo, per vincere ha distribuito soldi e promesse, come fanno tutti da queste parti in campagna elettorale: la signora Yingluck ha promesso di aumentare drasticamente il salario minimo, di costruire linee ferroviarie ad alta velocità , di fornire gratuitamente le tavolette computer nelle scuole, di rimodernare il sistema sanitario. Fattostà  che il Puea Thai ha vinto in particolare nei distretti del nord e nordest che erano le roccaforti elettorali di Thaksin (e poi del suo partito, che ha cambiato nome diverse volte quando l’originario «Thai rak Thai» è stato sciolto), e dove più avevano lasciato il segno i suoi programmi di sussidi alle famiglie e agli enti locali. E ha sconfitto così il partito Democratico, che rappresenta la più tradizionale coalizione tra gerarchia militare (che ha aumentato la sua già  notevole influenza politica negli ultimi anni) e vecchia élite economica (rispetto a cui i Shinawatra sono degli «arricchiti» outsider).
Yingluck Shinawatra è stata eletta primo ministro con 296 voti, in un parlamento di 500 seggi, a riprova della comoda maggioranza del suo partito; dopo la conferma di re Bhumibol Adulyadej potrà  insediarsi, e sembra che annuncerà  la lista dei ministri tra pochi giorni.
E qui comincia la parte più difficile. La nuova premier eredita un paese dove la polarizzazione tra povertà  rurale e classi medie urbane resta profonda. Ha dato segno di voler costruire un dialogo (o alleanze) con parte dell’élite tradizionale. Ma intanto deve continuamente smentire voci (e articoli dei media) che la descrivono come una pura comparsa del fratello, o che sia lui a fare la lista dei ministri. «Datemi una chance», ha detto in un recente incontro con la stampa.


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