Italia maglia nera con Fiat e banche vola lo spread, tassi oltre il 6 per cento

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MILANO – Ancora una giornata no, ancora un crollo; a Piazza Affari ma, in misura leggermente più blanda, anche sulle altre Borse europee, che complessivamente hanno bruciato 100 miliardi di capitalizzazione. Gli indici riflettono le perdite di valore delle società : Francoforte (-2,26%) Parigi (-1,82%), mentre più scontati appaiono i ribassi di Madrid (-2,18%) e di Piazza Affari, la peggiore con un calo del 2,53%, a differenza di Londra che ancora una volta ha segnato il risultato migliore della giornata nel Vecchio Continente, con un calo dello 0,97%.
A picco quasi ovunque le banche europee: Ubs e Credit Suisse hanno perso rispettivamente il 7,7% e il 7,4%, Commerzbank ha ceduto il 4,7%, mentre Bnp Paribas e Deutsche Bank sono scese di poco più dell’1%. Continua anche l’accanimento delle vendite sugli istituti di credito italiani: Unicredit -5,7%, Ubi banca -5,5%, Intesa Sanpaolo -5,2%, Bpm -5,04%, Mediobanca -4,59%, Banco popolare -4,3%. Ormai, spiegano molti operatori, le banche italiane sono viste come una sorta di fotocopia del rischio-paese e vengono vendute in parallelo all’andamento dello spread, il differenziale di rendimento dei Btp italiani rispetto ai Bund tedeschi. Che, per l’appunto, ieri hanno fatto segnare un’altra giornata di tregenda: il picco massimo è stato toccato poco dopo l’apertura, quando la differenza di rendimento ha toccato i 384 punti (a sfavore del Btp); poi, dopo un’altalena piuttosto accentuata e un tentativo di recupero intorno alle 16, la chiusura è avvenuta a quota 369 punti dello spread, comunque ai massimi storici. Il Btp ha quindi chiuso con un rendimento pari al 6,112%, ad un’incollatura da quello del Bonos spagnolo (6,245%) e alla metà  del rendimento francese (3,161% l’Oat a dieci anni). Una distanza peraltro ribaltata sulla distanza a due anni: il Btp ieri rendeva il 4,585% mentre l’analogo titolo spagnolo rendeva il 4,368%.
Le banche italiane, piene di titoli di Stato domestici, sono destinate a subirne i destini in termini di quotazioni, ma ovviamente non sono le sole a soffrire: ieri Fiat spa ha perso l’8,43%, la controllante Exor il 6,37% e Fiat Industrial il 6,18%, mentre Buzzi ha lasciato sul terreno il 6% e Pirelli il 5,85%. Ad un certo punto nel pomeriggio Unicredit, Ubi, Lottomatica e i due titoli Fiat sono stati sospesi dagli scambi: ad accentuare il pessimismo dei mercati infatti è intervenuto il dato americano sui redditi (+0,1%) ma soprattutto sui consumi, scesi a sorpresa dello 0,2%. E’ la maggiore flessione dal settembre del 2009 e l’ulteriore segnale, per i mercati, della frenata dell’economia americana. Timori che hanno fatto scendere anche Wall Street, con il Dow Jones che ha perso il 2,19% e il Nasdaq il 2,75: gli operatori hanno sottolineato gli aspetti non espansivi dell’accordo sul debito, sancito ieri anche dal voto al Senato. Di contro, vanno alle stelle i beni-rifugio: l’oro ha segnato un nuovo record a 1.650 dollari, il franco svizzero ha segnato l’ennesimo massimo storico sul dollaro (a 0,7643) e sull’euro (1,08514) mentre l’euro è sceso nuovamente sotto gli 1,42 dollari.


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