De Gennaro su Tremonti spiato “I Servizi non ne sapevano niente”

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ROMA – «Tremonti pedinato? Noi dei Servizi non ne sappiamo nulla. Quella è una vicenda che riguarda il rapporto del ministro con la Guardia di finanza». Il prefetto Gianni De Gennaro, direttore del Dis, l’ente che coordina le due intelligence (Aise e Aisi), ha risposto così, ieri al Copasir, a una domanda di Gaetano Quagliariello. «Gli ho posto quella domanda – ha spiegato il senatore pdl – non perché volessi smentire Tremonti o smontare la sua denuncia di essere seguito dalle Fiamme gialle al fine di isolarlo politicamente. Ma solo per capire se il Copasir, che si occupa degli 007, fosse competente o meno. E De Gennaro, rispondendoci di non saperne nulla, ci ha fatto comprendere che noi, di questa vicenda, non abbiamo alcun titolo ad occuparcene». A settembre le stesse domande saranno rivolte dai commissari Copasir al comandante della Guardia di Finanza Nino Di Paolo, la cui audizione, per la verità , era già  stata fissata da settimane.
Prosegue intanto l’indagine della procura di Roma, competente per eventuali risvolti penali sulle affermazioni del ministro dell’Economia: Tremonti aveva giustificato di essersene andato dall’alloggio presso la caserma della Gdf in quello affittato dal suo consigliere, il deputato pdl Marco Milanese, perché si sentiva spiato dai finanzieri. Tremonti, qualche giorno fa, in un colloquio con Repubblica, aveva ammesso di avere fatto una «stupidata» ad andare in quella casa. E di quel comportamento, aveva aggiunto, «s’era rammaricato assumendosi tutte le responsabilità ». «Ma in quella casa – aveva detto – non ci sono andato per banale leggerezza. Il fatto è che prima ero in caserma ma non mi sentivo più tranquillo. Nel mio lavoro ero spiato, controllato, pedinato. Per questo ho accettato l’offerta di Milanese».
Tremonti-Milanese: dalla vicenda della casa di via Campo Marzio, al pranzo con il procuratore aggiunto romano Giancarlo Capaldo. Il Csm e la procura generale della Cassazione stanno valutando il comportamento del magistrato che nel dicembre scorso partecipò a un pranzo con Tremonti e con Milanese, che proprio in quei giorni veniva iscritto nel registro degli indagati di Napoli per ipotesi di corruzione. La prima commissione del Csm dovrà  valutare se esistano profili per il trasferimento d’ufficio del procuratore aggiunto (intenzionato a lasciare le indagini Enav-Finmeccanica), il pg presso la Cassazione invece se sussistano gli elementi per avviare nei suoi confronti l’azione disciplinare.
A decidere l’invio degli atti è stato il procuratore generale presso la Corte di appello di Roma, Luigi Ciampoli, dopo avere esaminato le carte a lui consegnate la scorsa settimana dal procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara.
Tra le carte, oltre all’interrogatorio di Milanese che colloca tra il 16 e il 17 dicembre 2010 quel pranzo, c’è pure la nota difensiva dello stesso Capaldo secondo il quale aveva partecipato al pranzo con Tremonti senza sapere che ci sarebbe stato anche il deputato del Pdl, all’epoca non indagato dalla Procura di Roma. «Durante l’incontro – precisa il magistrato – non si parlò di questioni giudiziarie».


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GRILLO/DI PIETRO
Hanno camminato lungo la stessa strada. Per molto tempo Antonio Di Pietro ha guardato Beppe Grillo dall’alto in basso, trattandolo con guardinga presunzione. Dei due capipopolo lui era il primo arrivato su piazza. Non lo ha mai sfidato. E Grillo ha trovato sempre il modo di ripagare la cortesia, salvando solo Di Pietro dal suo generale crucifige. Quando ancora l’ex comico faceva eccezioni, queste erano tutte per le feste dell’Idv, i candidati dell’Idv, i referendum dell’Idv. Poi, molto presto, Di Pietro ha dovuto trattarlo da pari a pari. «Lo sento tutti i giorni», confessò.

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