Hsbc taglia 30mila dipendenti e si ritira da Usa, Russia e Polonia

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MILANO – Hong Kong Shanghai Bank (Hsbc), la più grande banca europea mostra come fare per vivere e prosperare nei tempi cupi. Un taglio netto al personale, con 5mila uscite già  realizzate e altre 25mila entro due anni. Si tratta di un decimo dei suoi lavoratori, e non si tratta di arginare perdite di bilancio, perché ieri la semestrale ha riportato utili in crescita del 35% a 8,9 miliardi di dollari. L’obiettivo, invece, è un risparmio in stipendi da 3,5 miliardi. Gli investitori a Londra hanno apprezzato, comprando per tutta la seduta il titolo (+2,19% la chiusura) mentre vendevano quasi tutti gli altri. Per riuscire nell’intento, Hsbc lascerà  perdere mercati importanti come Polonia, Russia e Stati Uniti, dove maggiore è la concorrenza, e alleggerirà  la sua rete in America Latina, Gran Bretagna, Medio Oriente.
«Sono lieto di questi risultati, che segnano il primo passo nella giusta direzione di quello che sarà  un lungo viaggio», ha detto l’amministratore delegato del gruppo sino-britannico, Stuart Gulliver. Eppure la contabilità  di Hsbc è florida. A fine giugno l’utile netto è salito a 8,9 miliardi di dollari, +35% da un anno prima e +46% sul secondo semestre 2010. L’utile per azione è salito del 34% a 0,51 dollari, l’ante imposte è cresciuto del 3% a 11,5 miliardi (+45% congiunturale). Il patrimonio primario è salito al 10,8% dal 10,5% di fine 2010, i ricavi sono stabili a 35,7 miliardi, ma crescono a doppia cifra in Asia e America Latina. Le rettifiche su prestiti e gli accantonamenti per crediti a rischio aumentano di un 30% a 5,3 miliardi di dollari.
È frequente, il ricorso ai tagli di personale, per tenere viva la redditività  bancaria. Nelle ultime settimane sono oltre 50mila gli annunci di esubero nel settore europeo, per arginare due fenomeni: il minore uso della leva debitoria, con cui prima della crisi gli istituti gonfiavano utili e rischi; la decadenza della tradizionale filiale bancaria, che lucrava sullo scarto tra raccolta (i depositi) e prestiti alle imprese. Le politiche espansive adottate da tre anni da tutte le banche centrali, avvicinando a zero il costo del denaro, hanno azzerato i margini delle banche. Per questo gli istituti gareggiano nel disfarsi di cassieri, bancari e filiali. Settimana scorsa Credit Suisse ha detto addio a 2mila dipendenti (4% del totale), la rivale Ubs, che già  ridusse del 10% l’organico dopo la crisi, prepara nuovi tagli a migliaia, Lloyds presto farà  un nuovo round da 15mila. Anche le italiane non scherzano: a fine giugno Banco popolare ha salutato 1.100 dipendenti su 20mila. E Intesa Sanpaolo, che nel piano strategico di aprile stimava 3mila esuberi e 770 milioni di risparmio, sabato ha compreso nell’accordo sindacale 8mila dipendenti: oltre alle 3mila uscite volontarie, 5mila riconversioni dalla filiale all’attività  commerciale.


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