Piazza Affari e Btp, apertura ad alta tensione

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MILANO – Tutti attaccati a portatili e smartphone. Per gli operatori della Borsa di Milano è stato un fine settimana di grande trepidazione. Anche chi è fuggito al mare, non ha potuto non rimanere appeso alle notizie in arrivo dall’altra sponda dell’Atlantico. Sperando di leggere del sospirato accordo politico sul debito americano.
Per gli addetti ai lavori non ci sono dubbi. Solo il voto favorevole sul tetto al debito del governo federale Usa avrà  il potere di riportare un po’ di sereno sui mercati finanziari occidentali. E, in particolare, cancellare per qualche giorno le nubi che si sono addensate sulle Borse europee. A cominciare da Piazza Affari, con il listino milanese che ha accumulato nell’ultima settimana perdite pari al 5 per cento della sua capitalizzazione complessiva, annullando quanto aveva guadagnato all’indomani dell’accordo per il salvataggio del debito di Atene.
Ma non solo gli operatori della finanza questa mattina guarderanno con apprensione i monitor alla partenza delle contrattazioni. Dai vertici delle banche italiane al ministero del Tesoro, l’attenzione di tutta l’Italia dell’economia sarà  rivolta ai numeri della Borsa. E non solo per capire se sarà  un’altra giornata di passione per le azioni delle società  italiane. A cominciare dalle banche, le quali – nonostante siano tra le più solide in Europa – hanno visto le loro valutazioni dimezzarsi dall’ottobre del 2009 e sono a livelli più bassi del marzo dello stesso anno, quando le Borse mondiali toccarono il minimo dal 1996, in seguito alla crisi del debito e alla bolla dei mutui subprime.
A essere a rischio è l’intero sistema Paese. Una buona partenza delle Borse servirebbe a dare un po’ di tregua sul fronte del debito sovrano italiano. Gli operatori sono ancora sotto choc per la decisione di Deutsche Bank di scaricare la stragrande maggioranza delle obbligazioni del governo di Roma in suo possesso (7 miliardi su 8) e allo stesso tempo speculare sui Credit default swap legati al debito italiano. In sostanza, hanno venduto Bot e Btp e hanno comprato l’assicurazione che tutela dal possibile “fallimento” del debito pubblico italiano.
Una mossa che ha fatto schizzare il differenziale tra titoli di stato tedeschi e italiani a 330 punti base, un nuovo record che rischia di costare carissimo sia al governo che dovrà  pagare interessi sempre più alti per piazzare i titoli sul mercato, sia alle banche italiane. Le quali, tra l’altro, cominceranno da domani (con Unicredit) a presentarsi al mercato con i conti del semestre.
Tanto per capire, quanto sia incerta la situazione sui mercati , potrebbero bastare le parole del numero uno del colosso delle assicurazioni tedesco Muniche Re, che amministra un patrimonio di 200 miliardi di euro. Per Nikolaus von Bomhard, la crisi del debito dell’Eurozona e degli Stati Uniti significa che «non esistono più gli investimenti assolutamente sicuri, inclusi i titoli di stato, cui siamo stati abituati per anni». E se il governo degli Stati Uniti, la cui economia è stata considerata per decenni la più solida del mondo, ha rischiato il default non si può che dargli ragione.


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