Il processo lungo passa al Senato Le opposizioni: altra legge ad personam

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ROMA – «Va contro l’Europa» dice un allarmato Michele Vietti, capo del Csm. «È irragionevole e incostituzionale» gridano Pd, Idv, Udc, Fli. «È inaccettabile perché favorisce i criminali» insiste il leader dell’Anm Luca Palamara. «Serve solo al premier e ai suoi amici» denuncia tutta l’opposizione. Ma il neo Guardasigilli Nitto Palma se l’accolla perché «gli effetti non sono assolutamente deflagranti». La fiducia – la 48.ma della serie, «48 morto che parla», ironizza l’Idv Felice Belisario – sdogana dal Senato il “processo lungo”. Senza patemi finisce 160 a 139, col banco dei ministri semideserto, si vedono Matteoli, Sacconi, Calderoli, qualche sottosegretario (Caliendo, Casellarti, Davico). Niente barricate. L’Idv sbandiera cartelli contro i «ladri di giustizia» strappati via dai commessi. Il “processo lungo” entra nella storia delle leggi ad personam. Antonio Di Pietro decide che è ora di una nuova mozione di sfiducia. La capogruppo Pd Anna Finocchiaro attacca frontalmente maggioranza e premier. Sue le battute migliori della giornata. Quando dice: «Per il voto sulla manovra Berlusconi non c’era perché era scivolato su una saponetta. E oggi? Si è forse strozzato con il dentifricio?». L’altra è diretta al Pdl che sta per votare la fiducia: «Lo farete sentendo sul collo il piede del padrone». Polemica garantita. S’arrabbia l’omologo Maurizio Gasparri che consiglia al Pd «di pensare piuttosto a Sesto San Giovanni». Allude a Penati ovviamente. È guerra per tutto il pomeriggio.
In tempi di grave crisi è il “processo lungo” che fa stare in aula di venerdì la maggioranza, fatto del tutto inusuale. Per approvare una legge che, dice l’Idv Luigi Li Gotti, «farà  degli avvocati i veri dominus del processo». Potranno chiedere migliaia di prove e di testimoni purché non risultino «superflue e manifestamente infondate». Lui è convinto che quella congiunzione, la «e», sia «un errore e stia per una o». Invece hanno voluto la norma proprio così, per legare bene le mani dei giudici.
Inutilmente, da Palermo, il finiano Nino Lo Presti ricorda «la tragedia di Termini Imerese dove un disoccupato ha ucciso moglie e figlia e si ucciso». «Maggioranza scellerata e violenta» dice lui. Ma Palma non vede problemi se i magistrati paventano «il disastro» e per gli avvocati «non succede nulla». Per l’ex pm, ora Pd, Silvia Della Monica, è l’opposto: «Siamo alla follia giuridica, il giudice sarà  ostaggio delle parti che determineranno tempi del processo e prescrizione». Il relatore Roberto Centaro, area Miccichè, sostiene che si attua il giusto processo.
Ma Palma s’occupa d’altro. È il suo primo giorno d’aula. Decine di strette di mano. Per la cronaca: lo va a trovare il pd Nicola Latorre; si apparta con l’ex Guardasigilli Roberto Castelli che gli chiede il primo incontro per la Lega. Manda un biglietto coi commessi al leghista Sandro Mazzatorta che difende il “processo lungo” contro le «menzogne» di sinistra e stampa. «Fetecchia, porcheria, incubo? Che dite? Si attua il 111». Arriva il biglietto. Lui sorride. Erano complimenti. «Rapinatori e assassini saranno liberi per processi troppo lunghi. La Lega è soddisfatta» chiosa la pd Donatella Ferranti. Il Carroccio vota.
Il leader Udc Casini giura che alla Camera «il ddl non passerà ». Si muovono i messaggeri verso il Colle per segnalare quelle che già  il Csm ha indicato come parti «irragionevoli». Perché si va contro il giusto processo che ordina una «ragionevole durata». Si crea «disuglianza» perché vale solo al primo grado. Napolitano diventa di nuovo il baluardo contro la nuova norma salva-Silvio.


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