Bossi: via il ticket sanitario, tassiamo il tabacco

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MILANO – Nessuna marcia indietro sul trasloco dei ministeri: «Si può fare, le norme ce lo consentono», insiste Bossi al consiglio federale della Lega riunito ieri in via Bellerio. Riunione fiume, che serve anche per decretare la sospensione dal movimento per tre mesi di Mario Borghezio, che nei giorni scorsi aveva definito «condivisibili» le idee del mostro di Oslo.
Dunque neppure il duro monito del Colle, che considera questa iniziativa al di fuori della Costituzione, scalfisce il Senatùr. La legge, argomentano i leghisti, dice solo che la sede del governo è Roma, ma di ministeri non parla. Calderoli ribadisce che «il decentramento è conforme alle leggi e comunque non avrà  costi aggiuntivi». Bossi tuttavia vuole evitare una clamorosa rottura con Napolitano, con il quale ha sempre intrattenuto rapporti più che discreti. Ecco l’ordine di scuderia: «Non bisogna acuire lo scontro con il capo dello Stato; gli parlerò io, voglio spiegargli che le sedi ministeriali al Nord servono ad avvicinare i cittadini allo Stato». Sarebbe già  pronta una bozza di lettera che illustra i motivi di questa scelta, sulla quale permane il fuoco di sbarramento del Quirinale, dell’opposizione e di un parte consistente del Pdl: «Questa idiozia non passerà », torna ad avvertire il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Un’altra iniziativa della Lega riguarda i ticket sanitari. «Non possono pagarli solo le Regioni del Nord», è il ritornello che rimbalza in via Bellerio: per questo il “federale” ha dato a Bossi il mandato di elaborare una proposta che eviti il pagamento del balzello, ma al tempo stesso salvaguardi le necessità  di bilancio. Per recuperare quei soldi Bossi propone di aumentare il prezzo del tabacco.
Poi c’è il caso Borghezio. L’europarlamentare leghista ha fatto parecchio rumore con la sua incredibile uscita sulla strage di Oslo. Ieri non è bastata la sua mezza marcia indietro (una visita all’ambasciata di Norvegia a Roma per esprimere il proprio dolore e porgere le condoglianze ai parenti dei ragazzi uccisi). Bossi, che aveva accolto le parole dell’eurodeputato con una forte irritazione, non gliel’ha perdonata: sospeso per tre mesi. Borghezio si scusa («l’ho fatta un po’ fuori dal vaso»), ma non sembra troppo pentito: «Apprezzo che abbiano pensato che chi sbaglia paga, ma io non ho sbagliato e la base è con me».
Non è stato l’unica sanzione disciplinare. Il “federale” ha deciso di espellere il senatore veneto Alberto Filippi, imprenditore convolto in un’inchiesta aperta dalla Procura di Vicenza. Nessun provvedimento, invece, per Monica Rizzi, assessore regionale in Lombardia, indagata per una presunta attività  di dossieraggio ai danni dei potenziali avversari interni di Renzo Bossi nella campagna elettorale del 2010 che lo ha portato a conquistare un seggio al Pirellone. La Rizzi è stata criticata dal segretario lombardo Giancarlo Giorgetti e da alcuni esponenti della Lega camuna: ma Bossi l’ha difesa e non se n’è fatto nulla. E per evitare che gli scontri interni degenerino, ecco il richiamo, rivolto a tutti gli eletti, a seguire le indicazioni di Bossi e a evitare qualsiasi protagonismo sui giornali.


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