Chiaiano, c’è il sopralluogo e la discarica fa il botto

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 NAPOLI.Erano tornati in strada a protestare gli attivisti della rete Commons! e quelli del presidio permanente di Chiaiano, Marano e Mugnano. Ogni domenica, da alcune settimane, dalla discarica di via Cupa del cane sale un odore nauseabondo che costringe a chiudere le finestre nonostante il caldo. Il tutto mentre i mezzi si danno da fare nella vicina cava della zona del Frutteto, segno che si preannuncia l’ampliamento dell’invaso per ulteriori 150mila tonnellate per tenerlo in vita almeno fino al 2013. Le autorità , che preparano la novità  non gradita, hanno deciso di mostrarsi dialoganti, così SapNa (la società  della provincia di Napoli che gestisce la discarica da aprile 2011) ieri mattina ne ha aperto le porte a cittadini ed esperti: tutto un moltiplicarsi di rassicurazioni quando, a fine sopralluogo, si è alzato un geyser di 15 metri, una vera e propria esplosione di percolato da uno dei pozzi di captazione durata diversi minuti (ripresa con videocamera), che ha di nuovo ammorbato l’aria. Quindici persone refertate all’ospedale Cardarelli per disturbi allo stomaco. «Quello che è avvenuto è gravissimo – commenta il consigliere Pietro Rinaldi, presente al sopralluogo – il conferimento deve essere immediatamente interrotto, intervenga la magistratura per accertare le responsabilità  di una gestione così scellerata dell’invaso. La SapNa non può raccontarci favole, la discarica va chiusa. Ci vogliono misure immediate per garantire la salute dei cittadini». Nessuna discarica né lì né nei comuni limitrofi, insiste il sindaco De Magistris.

A marzo la Dda si è presentata nella cava di Chiaiano, che accoglieva a pieno regime dalle 500 alle 800 tonnellate di tal quale al giorno, per notificare dieci avvisi di garanzia a vertici e tecnici della due società  che lo gestivano dai tempi del commissariato straordinario ai rifiuti targato Guido Bertolaso: la Ibi Spa (presente anche nella discarica di Savignano Irpino e in quello di Bellolampo a Palermo) e la Edilcar Sas, che ha ottenuto il subappalto. La prima ditta era già  stata destinataria di un’interdittiva antimafia a dicembre. Secondo i carabinieri del Noe, i clan Mallardo e Zagaria si sono infiltrati nella gestione dello sversatoio, condizionando gli appalti, in particolare quello per la fornitura di argilla, di qualità  scadente, che non ne assicurerebbe l’impermeabilizzazione. La cava è stata in parte sequestrata, così come la discarica irpina, per accertamenti sulla sua tenuta strutturale.
La Ibi è una di quelle società  molto attive nel settore. Nel 2004 ottiene la gestione della discarica siciliana di Bellolampo, tre vasche già  colme e una quarta da costruire. I carabinieri scoprono che, prima della sua messa in funzione, è già  piena di materiale edile pericoloso, cioè l’impresa avrebbe utilizzato materiale di risulta da demolizioni che in nessun modo garantisce l’impermeabilizzazione della vasca, il fondo trasformato in discarica clandestina di rifiuti speciali. Nel 2007 si aggiudica la gara indetta dalla regione Campania (3 milioni e mezzo di euro stanziati) per la costruzione di un impianto di compostaggio a Ponticelli, nella zona ex Icm, impianto mai realizzato. Ancora: nel 2005 il servizio Ambiente del comune di Napoli affida all’Ati, con capofila la Amato Trivellazioni, lavori di bonifica da contaminanti nel suolo, sottosuolo e falda, il budget stanziato è di 300mila euro. Il 17 giugno di quest’anno dal servizio Ambiente arriva la revoca alla Amato: i lavori previsti a via Malibran lotto T non partono, la ditta non si presenta per la ricezione del verbale di consegna e l’appalto passa alla seconda in graduatoria, la Ibi spa, colpita da una nuova interdittiva antimafia ma più attiva che mai.


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