Il Congresso (forse) vota. Il «Tea party» vincola i repubblicani
Ieri l’ultima giornata frenetica di consultazioni, anche all’interno dei partiti: tra i repubblicani il «Tea party» si pone su posizioni oltranziste e non vuole compromessi. Verso sera, dopo un incontro con i deputati repubblicani, il presidente della Camera John Boehner sembrava fiducioso, convinto di aver raccolto il consenso degli ultimi recalcitranti sulla sua proposta – un accordo che preveda di ridurre il defit pubblico (quasi eslusivamente con tagli alla spesa) di almeno 2500 miliardi nei prossimi anni. Questa mattina sapremo se in serata (dopo la mezzanotte italiana) la proposta repubblicana alla camera è stata davvero approvata. Ma poi deve passare al senato, e già ieri il leader della maggioranza (democratica) prometteva di affossarla.
Se la loro proposta non passerà , i repubblicani voterano contro l’innalzamento del tetto del debito pubblico, mettendo in crisi l’amministrazione e soprattutto il paese, visto che da quella data il governo non sarà più in grado di pagare i conti. Non a caso nei giorni scorsi il presidente Barack Obama ha rivolto un appello televisivo invitando i cittadini a fare pressioni sui propri rappresentanti al Congresso perché trovino un testo comune.
Il rischio di default, oltretutto, si innesta in una fase del ciclo economico non felice. Mercoledì sera la Federal reseve ha pubblicato il Beige Book, rapporto in cui si sottolinea che è in atto un ulteriore rallentamento dell’attività economica in quasi tutte le macro aree economiche del paese. Di più: oggi sarà resa nota la prima stima sulla crescita del Pil nel scondo trimestre e la previsione è di un ulteriore rallentamento ripeto all’1,9% annualizzato del primo trimestre. E senza crescita, la disoccupazione non può essere riassorbita.
Mentre la confusione è ancora molta, il Wall Street Journal ha ipotizza che democratici e repubblicani siano già al lavoro su una «terza via», ovvero su un piano di compromesso che riunisca elementi della proposta di Boehner e di quella di Harry Reid, leader al Senato. Se la proposta di Boehner dovesse essere approvata alla camera, il senato a maggioranza democratica voterebbe subito dopo, senza modifiche, con l’obiettivo di bocciarla. Quindi Reid potrebbe fare mettere ai voti la propria proposta. A questo punto, potrebbe spuntare appunto un terzo testo, alternativo ai precedenti e messo a punto durante i negoziati tra Reid e il leader di minoranza al Senato Mitch McConnell.
Ma qui nasce il giallo, dato che non ci sono conferme sull’esistenza di un piano di questo genere o che trattative siano in corso: fonti democratiche confermano, il portavoce di McConnell nega che si stia lavorando su un documento diverso da quello presentato da Boehner. Secondo le indiscrezioni, Reid e McConnell sarebbero consapevoli che nessuno dei due piani ha i voti per essere approvato senza modifiche: la proposta Boehner prevede un innalzamento del tetto del debito di 900 milioni di dollari subito,con una riduzione delle spese di 917 miliardi di dollari in dieci anni, seguita nel 2012 da un ulteriore incremento del limite massimo di 1.600 miliardi di dollari, con altri tagli della spesa per almeno 1.800 miliardi. Obama vuole invece che il tetto del debito sia alzato in un’unica soluzione, di una cifra sufficiente ad arrivare alla fine del 2012, evitando di riaprire il dibattito in concomitanza con le elezioni presidenziali di novembre 2012 e la proposta Reid prevede un innalzamento del tetto del debito di 2.700 miliardi subito, con tagli della spesa per la stessa cifra.
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