Il made in Italy reagisce ma la ripresa è lontana

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ROMA – Le esportazioni sono aumentate del 15,8% nel 2010, ma rispetto all’anno precedente l’Italia è scivolata dal settimo all’ottavo posto nella classifica mondiale dei maggiori Paesi esportatori. La quota di mercato dell’Italia è infatti calata al 3% dal 3,3% del 2009. E’ un quadro ambivalente quello che emerge dall’Annuario statistico “Commercio estero e attività  internazionali delle imprese”, presentato dall’Istat e dal ministero dello Sviluppo Economico. Il ministro Paolo Romani plaude alla «crescita del Made in Italy», tuttavia l’aumento dell’export è ampiamente superato da quello delle importazioni (+23,4%). Di conseguenza la bilancia commerciale italiana registra nel 2010 un disavanzo di 29,3 miliardi di euro, decisamente peggiore rispetto a quello da 5,9 miliardi del 2009. Uno squilibrio dovuto però soprattutto alle importazioni di prodotti energetici. Al netto dei prodotti energetici si registra invece un avanzo di 23,6 miliardi di euro, comunque inferiore ai 35,9 miliardi del 2009.
Dall’annuario emergono anche aspetti positivi: Romani rileva in particolare come i nostri imprenditori stiano seguendo con successo le evoluzioni del mercato mondiale, orientandosi con decisione verso «i nuovi players dell’economia». L’export italiano nel 2010 segna infatti un aumento del 44% verso il Brasile, del 42% verso la Turchia, del 30% per la Cina e del 23% per la Russia. Anche se i principali mercati di sbocco delle merci italiane rimangono Germania, con una quota del 13%, Francia (11,6%), Stati Uniti (6%) e Spagna (5,8%). Le merci italiane più esportate sono i prodotti petroliferi raffinati (+58,1%) e i medicinali (+15,5%). I saldi attivi maggiori si registrano per macchinari e apparecchi (37,6 miliardi di euro) e prodotti tessili, pelli, abbigliamento (11,4 miliardi di euro). Quasi il 40% delle esportazioni parte dal Nord-Ovest, il 31,3% dal Nord-Est, il 15,8% dal Centro e l’11,5% da Sud e Isole.


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