Camusso: “Paese depresso, ora una scossa”

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ROMA – Tutti insieme perché la situazione è grave, la depressione che offusca il paese è «insopportabile» e la mancanza di credibilità  all’interno e all’esterno esige «un’azione immediata, una svolta». Tutti insieme soprattutto perché ora «non c’è più tempo da perdere». Vedere la firma di Susanna Camusso, leader della Cgil; sotto un documento che chiede «discontinuità » con l’azione di governo, non stupisce nessuno. Ma questa volta il suo nome è in ampia e variegata compagnia.
Segretario Camusso, che effetto le fa questa marea di firme sotto un documento così critico?
«Mi dà  il senso della gravità  della situazione, una gravità  di cui tutte le parti sociali sono consapevoli, ma di cui il governo non si rende conto, visto che ha ripreso a parlare d’altro. Ma mi fa anche pensare che se ci fossimo mossi assieme prima, se non si fosse subìto, accettato e aspettato tanto, non saremmo arrivati a questo».
Nella nota comune si parla di discontinuità . Cosa s’intende di preciso?
«In generale che le politiche finora seguite non vanno bene»
Tutto qui?
«È chiaro che, fosse stato per noi, saremmo stati più espliciti, non è da ora che chiediamo al governo di andarsene. La nota è frutto di una mediazione, ma dà  il segnale di quanto sia grave e generalizzata la preoccupazione per questo quadro economico e sociale. Tutti quelli che hanno firmato il documento chiedono un patto per la crescita che non c’è. Come non c’è occupazione e nemmeno credibilità  del paese. C’è solo il vuoto: Tremonti, dopo la manovra, è sparito dalla scena. E il governo che dice, che pensa delle azioni della Ue o delle conseguenze della situazione americana?».
D’accordo, ma tutti quelli che hanno firmato la nota pensano o no ad un governo tecnico?
«Su questo punto non c’è unità  di vedute, le opinioni sono troppo differenti per fare un discorso collettivo che non è ancora maturato e non so se mai maturerà . Per ora c’è un forte spirito collettivo, la voglia di reagire alla depressione».
Cosa vi aspettate da questa presa di posizione comune?
«Se fossimo un paese normale con un governo normale questo documento aprirebbe un confronto sulle politiche per la crescita e, per quanto ci riguarda, per la ridistribuzione del reddito. Ma temo che paese e governo non siano normali».
E allora?
«Allora riapriremo noi l’agenda. Ci eravamo fermati sugli ammortizzatori sociali, ma riprenderemo il lavoro partendo dalle infrastrutture, dagli investimenti, dalla necessità  di evitare la svendita di questo paese. Per quanto ci riguarda partiremo dalla manovra, che oltre a non aver tranquillizzato i mercati, è insopportabilmente depressiva e quindi inaccettabile».
Siete tutti d’accordo su questo giudizio?
«Non è messo nero su bianco, ma è così».


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La spirale infernale è sempre più evidente, nonostante gli sforzi per nasconderla. Ora persino il Fmi ammette che le politiche di rigore impoveriscono le società  e alimentano la crisi che dovrebbero risolvere. L’Italia è un paradigma di questo stato di cose. Negli ultimi due anni sono state varate manovre correttive (contenere la spesa e aumentare le entrate), pari a circa 130 miliardi.

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