Crisi umanitaria senza precedenti

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 Il Corno d’Africa è attraversato da una crisi «senza precedenti» che richiede «una risposta senza precedenti». Per questo, Bruxelles ha già  deciso di sbloccare immediatamente 27,8 milioni di euro, a cui seguiranno altri 60 milioni che saranno resi disponibili in seguito e che si aggiungeranno agli oltre 70 già  stanziati. Lo ha annunciato ieri la commissaria Ue agli aiuti umanitari Kristalina Georgieva, di ritorno da una missione in Kenya e Somalia, compiuta insieme alla presidenza polacca dell’Ue. «Questa decisione – ha precisato la commissaria – porterà  il nostro aiuto a circa 158 milioni di euro complessivi». Anche il Programma alimentare mondiale ha annunciato ieri che un primo aereo del Wfp è già  partito dal Kenya per Mogadiscio per portare, tra l’altro, 10 tonnellate di razioni alimentari ricche di proteine e calorie per i bambini sotto i cinque anni, e che «altri aerei partiranno nei prossimi giorni».

Secondo l’allarme lanciato dalle Nazioni unite il 20 luglio, la siccità , la carestia e l’elevato costo della vita mettono in pericolo circa 12 milioni di persone. Le regioni più colpite sono soprattutto la Somalia, l’Etiopia, il Kenya, l’Uganda e Gibuti. Per definire una crisi alimentare, le Nazioni unite si servono di una scala costituita da cinque livelli, chiamata Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare. Il livello 5 corrisponde a una situazione di carestia. Viene dichiarata quando muoiono più di 2 abitanti su 10.000 ogni giorno, quando il tasso di malnutrizione è superiore al 30%, quando tutto il bestiame è morto e ogni individuo dispone di meno di 2.100 calorie e di 4 litri d’acqua al giorno.
Secondo le previsioni delle Nazioni unite, entro la fine di agosto, il numero di affamati in Kenya passerà  dagli attuali 2 milioni e 442.000 a tre milioni e mezzo. La siccità  colpisce soprattutto le regioni del sud e dell’ovest del paese, le zone di frontiera con la Somalia e quelle con l’Etiopia. E così, i 120.000 nuovi rifugiati che – secondo le stime – sono fuggiti in Etiopia e in Kenya alla ricerca di cibo e sicurezza trovano la stessa situazione di miseria e deprivazione. A Daadab – ha riferito Fatoumata Kaba, dell’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) – «oltre 400mila persone vivono in un campo che può accogliere solo 90mila rifugiati», mentre «ogni giorno più di 3mila somali affluiscono dalle frontiere del paese verso l’Etiopia e il Kenya». E «molte donne devono abbandonare sulla via dell’esilio il bambino più debole per salvare il più forte – ha detto Josette Sheeran, responsabile del Pam -, solo il 40% dei bambini somali ha possibilità  di sopravvivere».
L’emergenza umanitaria nel Corno d’Africa è stata al centro di una riunione dei paesi donatori, ieri a Nairobi, in Kenya. Un appuntamento deciso lunedì a Roma nella sede dell’Organizzazione per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao) dove i rappresentanti dei 191 paesi membri della Fao, le agenzie umanitarie e le Ong, convocati dalla presidenza francese del G20, hanno proposto le loro ricette per far fronte alla crisi del Corno d’Africa. «Reagiamo solo quando c’è un’emergenza» – ha detto però con franchezza Jacques Diouf, presidente della Fao. Diouf aveva chiesto un «aiuto massiccio e urgente» che, alla vigilia del vertice, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, aveva quantificato in 1,6 miliardi di dollari.
Gli impegni concreti, però, sono rimasti nel vago o ben al di sotto del necessario. Secondo l’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu, per coprire i bisogni del Kenya, della Somalia, dell’Etiopia e di Gibuti – valutati a 1,9 miliardi di dollari per il 2011 -, mancano ancora 1,14 miliardi di dollari. Una conferenza «inesistente per lo scarso impegno delle economie più ricche e potenti», secondo molte Ong. Fumo negli occhi, secondo alcuni analisti africani: il business degli aiuti – dicono- perpetua la dipendenza dei paesi che non hanno risorse appetibili ai grandi capitati internazionali e che invece necessiterebbero di un piano di rilancio durevole dell’agricoltura locale.
In un’altra logica, il governo venezuelano ha inviato 50 tonnellate di aiuti alimentari in Somalia. Prima dell’invio degli aerei militari con gli aiuti il presidente, Hugo Chà¡vez, aveva annunciato una donazione di 5 milioni di dollari a favore del paese africano. Il governo «bolivariano» ha inoltre affermato che lunedì invierà  una squadra di ingegneri agronomi che parteciperà  al programma di assistenza tecnica per la produzione alimentare.


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