Bankitalia: emorragia di posti 215 mila in meno nell’industria

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ROMA – Meno lavoro per i tessili e metalmeccanici, meno lavoro per l’industria in genere. La lunga ondata della crisi non cessa di produrre effetti sull’occupazione: nel 2010, anche se i fatturati delle aziende hanno ricominciato a rialzare la testa, è continuata l’emorragia di posti di lavoro. Più contenuta rispetto al precedente anno (meno 1,4 per cento contro il meno 1,9 del 2009), ma ancora decisa in campo industriale. E’ in quel settore, infatti, che si è concentrata l’effetto della crisi sul lavoro; nel 2010 i posti sono diminuiti del 2,2 per cento. E le imprese stimano un ulteriore calo (meno 1) per il 2011. E’ questo il quadro presentato nell’ultimo Bollettino statistico della Banca d’Italia: mettendo assieme i dati dei due anni e traducendoli in cifre assolute ne risulta una perdita secca di circa 215 mila posti di lavoro. Una disoccupazione soprattutto industriale (nei servizi la riduzione è stata dello 0,6 per cento) che trova i suoi picchi nel settore tessile e delle calzature (meno 3,3 nel 2010) e in quello metalmeccanico (meno 2,6 per cento) e che si è concentrata soprattutto nelle aziende del Nord-Ovest. E’ vero che qualcosa si muove, ma è decisamente poco: al di là  di una frenata nelle uscite non c’è infatti stata una ripresa delle assunzioni (dal più 14,1 del 2009 ci si è stabilizzati sul 13,8 nel 2010). Nelle le imprese con più di 50 dipendenti le ore di Cassa integrazione, nel 2010, sono diminuite passando all’anno dal 9,2 al 6,1 per cento delle ore effettivamente lavorate, ma restando su valori storicamente elevati.
Il fatturato delle aziende, in generale è aumentato dell’1, 1 per cento, e si è anche ridotto il numero delle aziende che hanno chiuso in rosso i bilanci di fine anno (dal 30,5 si è passati al 25,5 per cento). Ma il quadro economico tutt’altro che solido chiede iniezioni più forti, anche di capitale. Invece, segnala il Bollettino, gli investimenti fissi lordi sono aumentati solo del 3,5 per cento (0,7 nell’industria, 6,8 per cento nei servizi). Un incremento troppo modesto che – sottolinea Bankitalia – è in larga misura attribuibile alle imprese fortemente orientate all’esportazione e a quelle di piccole dimensioni. Di fatto i programmi per il 2011 prefigurano una lieve flessione degli investimenti (meno 0,9). La maggioranza delle imprese segnala un aumento dell’autofinanziamento (per la prima volta dopo due anni). E’ risultato in lieve aumento il ricorso all’indebitamento bancario. Dati poco confortanti anche per quanto riguarda la busta paga dei dipendenti e le differenziazioni territoriali: la retribuzione media lorda annua, per il 2010, è risultata pari a 29.600 euro (rispettivamente 30.100 per l’industria e 29.100 per i servizi), ma nel Mezzogiorno risulta nettamente inferiore alla media (rispettivamente del 13 e del 15 per cento).


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