Toscana, nel 2010 prese in carico 112 vittime di tratta
FIRENZE – In Toscana nel 2010 sono state 112 le vittime di tratta prese in carico da strutture e servizi, di cui 96 donne provenienti soprattutto da Albania, Nigeria e Romania. E’ uno dei principali dati emersi dall’Atlante sociale sulla tratta, pubblicato come numero dei Quaderni di Cesvot, il Centro servizi del volontariato toscano. Il numero delle nazionalità di provenienza dei soggetti è molto alto (24 paesi) a conferma dell’estensione globale del fenomeno della tratta. Il servizio di presa in carico dai servizi sembra risultare particolarmente attrattivo per donne di origine nigeriana che si confermano il gruppo ampiamente più rappresentato. Negli anni il loro numero varia fra un minimo di 43 (nel 2006, corrispondente al 44% del totale delle utenti) e un massimo di 59 (nel 2009, corrispondente al 74% del totale delle utenti), mentre nel 2010 sono 54. Le donne provenienti dall’Albania in carico ai servizi sono circa una decina ogni anno, il 10% dell’utenza complessiva. La presenza di donne romene subisce maggiori oscillazioni: si va da un picco massimo di 27 soggetti (nel 2006) che scende ï¬no a 2 nel 2009 per risalire di nuovo a 10 nel 2010. Le nazionalità di provenienza degli uomini sono limitate a 5: Cina, India, Marocco, Nigeria e Romania. Gli indiani sono il gruppo più rappresentato e il loro numero raggiunge il massimo nel 2008 quando se ne registrano 11.
Secondo l’Atlante sociale sulla tratta – curato da Marta Bonetti, Arianna Mencaroni, Francesca Nicodemi – sul territorio regionale sono attivi 28 servizi anti-tratta, gestiti da 14 soggetti. In particolare sono 15 le strutture di accoglienza, 7 gli sportelli e 4 le unità di strada che complessivamente impegnano 83 volontari e 88 operatori. I servizi sono distribuiti in tutte le province toscane, ad eccezione di Grosseto.
Negli ultimi anni in Toscana sono stati realizzati 5 progetti di intervento contro la tratta e la prostituzione forzata, 3 sostenuti da Cesvot con il bando “Percorsi di Innovazione”: “Quello che le donne non dicono” di Arci Siena, “Anabasis” promosso da Africa Insieme di Pisa e “Le nuove marginalità sociali… queste sconosciute” dell’associazione fiorentina Progetto Arcobaleno.
“La prostituzione migrante – si spiega nel volume di Cesvot – si sposta verso ambiti che garantiscono maggior invisibilità : aumenta la prostituzione indoor, ovvero quella esercitata all’interno di case/appartamenti: si sono registrati cambiamenti signiï¬cativi riguardo il numero delle utenti; abbiamo notato che sono diminuite le ragazze che lavorano in strada e ipotizziamo che questo tipo di prostituzione sia destinata a sparire nel tempo, poiché dopo le ultime norme del pacchetto sicurezza emanato dal governo sono aumentati molto i controlli, e le multe, le pressioni per le ragazze”.
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