Tirrenia, fine della corsa pubblica entrano Marinvest, Grimaldi e Moby

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GENOVA – Addio alla flotta di Stato. L’Italia chiude il suo lungo, sofferto capitolo pubblico del trasporto di merci e passeggeri, assegnando alla cordata privata dei big dell’armamento italiano (Grimaldi, Moby Line e Marinvest riuniti nella “Cin-Compagnia italiana di Navigazione”) quel che resta della Tirrenia. Il via libera al contratto che ufficializza la privatizzazione della flotta è stato firmato ieri. A questo punto, per il passaggio definitivo di Tirrenia a Cin bisognerà  soltanto attendere il via libera dell’Antitrust europeo. Poi si chiuderà  per sempre la storia pubblica di Tirrenia e inizierà , sulle stesse rotte del Mediterraneo, l’avventura privata. Attesa con ansia dai lavoratori e dai sindacati, nonostante il contratto preveda la “clausola sociale”, cioè il mantenimento degli stessi livelli occupazionali. Ieri, annunciando la firma del contratto di acquisizione del “ramo d’azienda di Tirrenia” fra l’amministratore delegato di Cin Ettore Morace e il commissario straordinario Giancarlo D’Andrea, i soci privati hanno subito confermato la volontà  di «salvaguardare per il futuro la continuità  territoriale e i livelli occupazionali». Sarà  il mercato, adesso, a stabilire come il marchio Tirrenia potrà  tornare a essere protagonista sulla scena armatoriale. Cosa che, bene o male, è rimasta tale per ben settantacinque anni, dal 21 dicembre del 1936, atto costitutivo della Tirrenia, fino a ieri. Gli acquirenti sono i leader italiani della scena e le loro flotte controllano la maggioranza delle quote di trasporto di merci e passeggeri. Al timone personaggi come Gianluigi Aponte (proprietario di Snav e azionista di Grandi Navi Veloci, presente in Cin attraverso Marinvest), Vincenzo Onorato (presidente di Moby), Manuel Grimaldi (al vertice di Grimaldi di Navigazione).
Il contratto di vendita prevede che Cin acquisti il marchio “Tirrenia”, 18 navi e le linee attraverso la convenzione che verrà  stipulata con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Esclusi dall’acquisizione la Siremar, i fast ferries, le proprietà  immobiliari e le opere d’arte. Il valore dell’operazione ieri non è stato comunicato, ma si parla di 380 milioni di euro, 200 dei quali subito pagati da Cin e i rimanenti 180 versati in tre rate. In cambio, Cin percepirà  ancora per otto anni le sovvenzioni pubbliche (72 milioni di euro l’anno).


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