Metti il turbo nel pedale così la bici elettrica sfida le auto nel traffico

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ROMA – Mette d’accordo animi ecologisti, nemici del traffico e inguaribili pigri. Accomuna manager della city, operai cinesi ed eleganti signore della rive gauche. Tutti in sella alla libertà . È la bicicletta elettrica o, com’è tecnicamente definita, a pedalata assistita. La nuova icona per quelli che, sempre di più, pensano alla propria macchina come ad un nemico. Un passaporto su due ruote per la serenità .
La bicicletta con il trucco, infatti, sembra essere l’unica soluzione per attraversare le metropoli senza restare imbottigliati nel traffico. Con in più, rispetto alle due ruote tradizionali, il vantaggio di arrivare alla meta pettinati e in perfetto ordine. Funziona così: si comincia a pedalare e, come per miracolo, entra in azione un motore elettrico che, al suo massimo, può arrivare a 25 chilometri orari. Mai di più. S’interrompe la pedalata e puntualmente il motore si spegne. Una manna a parecchi zeri per il mercato che, negli ultimi dieci anni, è passato da cifre quasi inesistenti a più di 11 miliardi di euro. Il record di vendite spetta alla Cina con più di 22 milioni di modelli venduti nel 2009. Ma non è da meno la Svizzera, con un aumento del 400% in due anni, o il Giappone dove, nel 2010, il numero di biciclette elettriche ha superato quello di moto e motorini. In Italia, si stima, nel 2012 la produzione raggiungerà  il tetto dei cento mila modelli. In Europa, per la rivista Electric Bikes Worldwide Reports, le vendite sarebbero state pari a 750 mila unità  nel 2009 e ad un milione nel 2010.
È la bici per tutti, sostengono con entusiasmo quelli che le producono. Il prezzo invoglia all’acquisto: si va dai 600 euro a un massimo di 2.500. E così dopo un inizio in sordina, riservato ad over sessanta e massaie dalla pedalata incerta, le bici elettriche conquistano un pubblico misto quanto inaspettato. Complice di tanto successo è la spinta ecologista che, ultimamente, ci vorrebbe tutti green. Ma non solo. Secondo Daniele Bonifacio, dell’azienda produttrice TC Mobility, quello che attrae è il possibile miglioramento dello stile di vita: «Con questo mezzo si riducono i tempi di percorrenza, rispetto alla macchina e al mezzo pubblico, del 50%. Da non trascurare anche il fattore economico perché la bici non ha costi di benzina, bollo e assicurazione. Quello che piace insomma non è il gadget quanto la reale utilità ».
Ad accendere gli entusiasmi c’è anche l’alleggerimento del mezzo. La batteria ricaricabile, infatti, è passata da un peso massimo di circa quindici chilogrammi ad uno piuma di poco più di due chili. Un dimagrimento reso possibile grazie al passaggio dal piombo al nichel e al litio. «Quello delle biciclette elettriche è un mercato in costante crescita», assicura Gary Fabris, direttore commerciale della Italwin, azienda che tra le prime ha introdotto la pedalata assistita, «non ci sono dati generali sull’Italia ma si stima che lo scorso anno ne siano state prodotte circa 50 mila e, nel 2012, si potrebbe arrivare al raddoppio. Ma, soprattutto, noi abbiamo visto cambiare tantissimo il target dei nostri clienti: in principio ci avvicinavano donne o persone anziane mentre, negli ultimi quattro anni, ci sono molti più giovani anche perché i modelli hanno subito una profonda rivoluzione. Il nuovo look le ha rese meno riconoscibili e questo ha convinto anche i più scettici». Anche il mondo delle bici elettriche, però, richiede alcune accortezze. Attenzione ai furti, avvertono i produttori, l’unica soluzione contro i ladri di biciclette di ultima generazione è staccare la batteria, metterla in borsa e portarla a casa o in ufficio.


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