Europa, a Bruxelles il vertice della paura

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 PARIGI. Incontro con cena tra Sarkozy e Angela Merkel ieri a Berlino, senza nessuna dichiarazione alla stampa, per evitare di dare l’impressione di un direttorio franco-tedesco. Il presidente francese ha poi dormito nella capitale tedesca, da cui si recherà  oggi al vertice straordinario dei capi di stato e di governo della zona euro, il cui inizio è stato rimandato di un’ora, alle 13, rispetto al previsto, a riprova di trattative febbrili dell’ultimo minuto. Al vertice partecipa anche la neo-direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, mentre alti dirigenti dell’Fmi sono molto irritati e vorrebbero limitare la partecipazione nei salvataggi della zona euro, che ormai è diventata la principale voce di finanziamento dell’istituzione di Bretton Woods.

Le dichiarazioni delle ultime ore da parte dei principali dirigenti europei sono state contraddittorie. Ieri, dopo una telefonata di Obama che ha invitato a «sostenere la ripresa in Europa», Merkel si è detta «molto fiduciosa» sui «buoni risultati» del vertice di Bruxelles. Alla vigilia, l’affermazione della cancelliera tedesca – «Non c’è da aspettarsi risultati spettacolari» – aveva fatto l’effetto di una doccia fredda. Ieri, la doccia fredda è venuta dalla Commissione. Il suo presidente, José Manuel Barroso, ha messo in guardia i paesi dell’euro: «Nessuno deve farsi illusioni, la situazione è molto grave» con conseguenze in Europa e altrove. Ieri, Barroso ha ricevuto il premier greco Papandreou.
Il vertice straordinario di oggi deve decidere qualcosa di credibile sul secondo «pacchetto di salvataggio» per Atene. Ma ormai, visto che sono 18 mesi che la questione è sul tappeto e siamo al sesto vertice in un mese sull’euro, il problema non è solo più la Grecia e il suo rischio di fallimento. Ormai, il tanto temuto «contagio» è, di fatto, all’opera, al di là  dei tre paesi (Grecia, Irlanda e Portogallo) che beneficiano di un piano europeo: Spagna e Italia sono nel mirino. La Francia si aggrappa con tutte le sue forze alle tre «A», voto che ancora le agenzie di rating danno alla credibilità  del paese. La Germania è sotto accusa, per i suoi tentennamenti, sospettata di volersi sottrarre al dovere di solidarietà  tra paesi che condividono la moneta. Jacques Delors e anche dei dirigenti della socialdemocrazia europea chiedono un passo verso il federalismo, di bilancio e fiscale. Ma per il momento, la zona euro ha solo accettato, con il «semestre europeo» (sottomissione delle finanziarie nazionali a Bruxelles prima dell’approvazione da parte dei parlamenti nazionali) un semi-federalismo che finisce per limitare ancora la democrazia, mettendo le economie dei paesi della zona euro in pilota automatico, limitandone i margini di decisione politica.
Per la Germania, il vertice di oggi sarà  «solo una tappa», che sarà  seguita «da altre». Il rischio è che anche oggi, come nel recente passato, i dirigenti della zona euro si limitino a compiacere, una volta di più, ai mercati, che hanno reagito male allo stress test sulle banche. Verrà  sottoscritta molto probabilmente una qualche formula, più o meno alambiccata, per definire i nuovi parametri dell’aiuto alla Grecia, per evitare che Atene dichiari default, che tenga almeno fino a metà  2014.
Merkel preferisce che le vere decisioni vengano prese dopo le prossime elezioni tedesche, che avranno luogo nel settembre 2013. Nel frattempo, saranno passate anche le presidenziali francesi del maggio 2012. Merkel non vuole – o non può – permettersi di irritare troppo gli elettori tedeschi, che sono sempre meno convinti dell’opportunità  di venire in aiuto di greci, portoghesi o altri Pigs. La Germania continua a restare ferma sulla richiesta di far pagare le banche, cioè di far contribuire il settore privato al salvataggio della Grecia. Sull’altro fronte, la Bce non vuole lasciar aprire una breccia che può portare al default della Grecia e quindi al contagio generalizzato. Il rischio è che oggi il vertice si limiti a trovare una nuova soluzione tecnica, un cerotto in più sulla cancrena, senza affrontare il salto di qualità  di cui ha bisogno l’euro per sopravvivere, senza dare una risposta al crollo del pil aggravato dai piani di austerità  (meno 3,1% nella zona euro, meno 6,4% in Grecia tra il 2007 e il 2010).

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LE PRIVATIZZAZIONI ELLENICHE

L’Ufficio per la Valorizzazione della Proprietà  dello Stato, la nuova agenzia istituita dal governo ellenico con il compito di promuovere l’attuazione del piano delle privatizzazioni, diventerà  operativo entro la prima settimana di settembre. Lo ha detto ieri Constantinos Mitropoulos, neo amministratore delegato dell’agenzia nominato dalla Commissione Interministeriale per le Privatizzazioni istituita dal governo.


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