Manovra, le mani in tasca alle famiglie sui redditi bassi pesa il triplo che sui ricchi
ROMA – Famiglie ancora penalizzate. Prima la crisi. Ora la crisi e la manovra. Con le misure a regime, nel 2014, il conto per le famiglie italiane sarà salato e iniquo. Pagheranno tutte, ma i redditi bassi quasi tre volte più di quelli alti. Anche per questo, sette italiani su dieci bocciano il provvedimento da 48 miliardi appena approvato. Per la sensazione, confermata di ora in ora, che il pareggio del bilancio dello Stato, chiesto dall’Europa, probabilmente arriverà . Ma pescando nelle tasche dei più deboli.
Prendiamo cinque anni, dal 2010 al 2014. Quattro città : Bologna, Brescia, Perugia e Torino. Tre famiglie e un pensionato. E altrettanti scenari di bilanci domestici. Calcoliamo – lo fa per Repubblica la Cgia di Mestre – l’impatto delle maggiori tasse, nazionali e locali. Ovvero il taglio Irpef a detrazioni, deduzioni e bonus fiscali del 20%, le addizionali regionali e comunali, l’aumento di accise, Iva sui carburanti, imposte sulle assicurazioni, bollo sul dossier titoli, ticket sanitari, tasse del 20% sulle rendite finanziarie.
Rispetto all’anno base, il 2010, la famiglia bolognese è la più penalizzata: coniugi dipendenti con un figlio di tre anni, reddito lordo annuo di 35 mila euro, 1.200 euro di spese mediche, 4.800 euro per l’asilo nido, due auto (15 e 7 mila chilometri annui e 1.200 euro di assicurazione totale) e un gruzzolo di 20 mila euro in obbligazioni e titoli, nel 2014 pagheranno 888 euro in più, il 13,3%. Al contrario, la famiglia monoreddito di Perugia, lui dirigente con reddito lordo di 100 mila euro, due figli studenti alle superiori, mille euro di spese mediche, 160 euro di tasse scolastiche, due auto (20 e 10 mila chilometri, 1.470 euro di assicurazione) e 500 mila euro di patrimonio, pagherà 1.987 euro in più, “solo” un 5% aggiuntivo rispetto al 2010. Se poi consideriamo i rincari di luce, gas, benzina dobbiamo ulteriormente sommare 300 euro nel primo caso e 400 euro nel secondo.
Non se la passa bene neanche la coppia di Brescia di lavoratori dipendenti, con due figli all’università , reddito di 55 mila euro, due auto, patrimonio di 100 mila euro. Nel 2014 sborseranno il 12,3% in più del 2010, ovvero 1.503 euro aggiuntivi (ai quali sommare 430 euro di bollette e benzina). Situazione non paragonabile a quella del pensionato benestante di Torino, senza familiari a carico, pensione lorda annua di 160 mila euro, 1.500 euro di spese mediche, un’auto, 400 mila euro investiti. Dalle sue tasche, nel 2014 uscirà appena il 5,5% in più, 3.649 euro (oltre a 250 euro tra luce, gas e benzina).
Distorsioni che andranno riviste. Gli italiani, intanto, bocciano la manovra. Non piace soprattutto al Nord (74,8%), secondo il sondaggio realizzato da Panel per conto della Cgia su 800 cittadini sparsi sul territorio. Il 65% degli intervistati crede che graverà soprattutto sulle famiglie. Il 26,3% reputa l’aumento del ticket la misura più indigesta. E ben l’81,2% non ha più fiducia nella politica. Altri conti sui nuovi sacrifici arrivano, poi, anche da Federconsumatori e Adusbef. «La manovra è iniqua e sbagliata, chiederà a regime ad ogni famiglia italiana 1.700 euro in più da sommare ai quasi 1.500 euro per gli aumenti di prezzi e tariffe. Un salasso totale di 3.200 euro che comporterà «una drastica riduzione del potere d’acquisto» e una «contrazione dei consumi tra il 7 e l’8%».
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