Convocarsi, ma da soli

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 Non è più il tempo in cui le pessime notizie venivano accolte come uno scroscio di pioggia. Naturale, inevitabile, destino… Specie se la brutta notizia viene da decisioni umane; anzi, direttamente dal governo che ha varato una manovra micidiale. E così decine di delegati sindacali di varie sigle (anche questo è un segnale…), attivisti dei movimenti di lotta per la casa o per l’acque pubblica, e di altre situazioni ancora, si sono riuniti a Roma – decisiva per la riuscita l’input fornito dall’esperienza locale «Roma bene comune» – trovando molte ragioni per stendere un «appello» alla mobilitazione, con una piattaforma chiara e un appuntamento per il 10 settembre. Non convenzionali.

«Molte mobilitazioni e lotte hanno scandito il ritmo della stagione politica che stiamo tutt’ora vivendo. Emblematici i conflitti delle popolazioni campane su rifiuti e nocività ; le rivolte dei migranti nei Cie; le mobilitazioni degli studenti …] e soprattutto contro una condizione di precarietà  sempre più feroce ed invasiva; la grande avventura referendaria , la resistenza e la ribellione della popolazione della Val di Susa; passando certamente per il 14 dicembre a Roma ».
Epidosi di cui i media hanno dato – a là  Murdoch – visioni distorte, «Non episodi, ma vicende, percorsi che dobbiamo continuare a difendere e diffondere ancora con coraggio, lucidità , determinazione. Esperienze di autorganizzazione e di conflitto è, perchè attorno ad esse crescono ovunque nuove lotte contro la precarietà  e la crisi, per il diritto all’abitare, per la difesa dei territorio e la riconquista dei beni comuni, per il reddito».
Difficile da spiegare ai «normali», ma i «signori della rendita e del profitto» continuano la loro folle corsa per mettere «a valore» città , territori, vite. «Anche per questo di fronte ad una manovra economica da 70 miliardi non è accettabile nessuna logica di “riduzione del danno”». La strada non può che essere un’altra. «Siamo riusciti a mettere in connessione una pluralità  di lotte, dalla difesa dai licenziamenti alla conquista di diritti sul lavoro, al reddito di cittadinanza; dal diritto all’abitare alle mobilitazioni contro cementificazioni e devastazioni ambientali, per il riuso della città  e del patrimonio pubblico; dalle lotte dei precari della cultura a quelle studentesche dei medi e degli universitari».
Senza alcuna pretesa di egemonia. «Respirare insieme per cospirare insieme» Con l’idea, però, di «mettere in gioco il nostro patrimonio di elaborazione e aggregazione sociale in maniera non “asettica” o strumentale, ma costruendo passo dopo passo pratiche di conflitto e di organizzazione più pungenti e adeguate alla fase». Una scommessa difficile, che ha già  mostrato di saper rafforzare le vertenze e le lotte che ciascuno fino ad ora aveva condotto in «solitudine».
Un’esperienza, diversa ma simile, «va alimentata sul piano nazionale». Perché ogni vertenza, «anche la più solida» da sola è «condannata ad avvitarsi su se stessa, con il rischio di essere sconfitta». La «frammentazione dell’esistente», in effetti, è oggi talmente profonda da obbligare ad uscire dalla «dimensione semplicemente “produttiva” ed “economica”».Per questo, queste strutture infomali che vanno senza chiusure eriunificandosi «senza ideologismi», vogliomo «condividere con le altre lotte, con gli altri movimenti, le reti indipendenti e il sindacalismo conflittuale l’idea di percorrere insieme il prossimo autunno dando voce e forza alle tante esperienze indipendenti ed autorganizzate».
Il percorso è in qualche misura indicato. «Proponiamo in questo senso un primo incontro nazionale per sabato 10 Settembre a Roma nello spazio dell’ex deposito Atac S. Paolo, sottratto dai movimenti alla vendita ed alla speculazione». Lo sappiamo. Per chi non ha più 20 anni, l’odore di deja vu è sempre fatale. Ma «un vento nuovo ha cominciato a soffiare». È qualcuno diee «è compito nostro provare ad alzare le vele» e «tornare ad inseguire l’orizzonte». Basta tener ferma la barra, of course.


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