Al Congresso Usa s’intravede un’intesa (minima) sul debito
L’iniziativa parte dal Senato, il ramo del Parlamento in cui i democratici mantengono la maggioranza (mentre alla Camera comandano i repubblicani). Sul tavolo l’idea lanciata la scorsa settimana dal leader della minoranza, il senatore Mitch McConnell: votiamo tutti insieme l’innalzamento del tetto sul debito pubblico, fissato per legge, entro la scadenza del 2 agosto, in modo da evitare il crac finanziario del Paese. Senza toccare nulla, né la spesa, né soprattutto le entrate. Qualche giorno fa questa piattaforma era stata criticata sia dai democratici sia dai compagni di partito di McConnell.
Venerdì scorso, però, il presidente Barack Obama l’aveva in qualche modo ripescata e rimessa sul tavolo del negoziato, sia pure citandola al terzo posto nella graduatoria delle sue preferenze. Ma, probabilmente, la Casa Bianca sta per rinunciare alle altre due possibilità : sia la «grande» manovra (4 mila miliardi di dollari, di cui uno ricavato con l’eliminazione delle agevolazioni fiscali) sia la «piccola» (circa 2 mila miliardi), messa a punto dalla commissione bipartisan coordinata dal vicepresidente Joe Biden.
A questo punto non resta che il terzo, minimalista scenario. Il numero uno dei democratici al Senato, Harry Reid, avrebbe però imposto una correzione: agganciare allo schema Mc-Connell un pacchetto di interventi sulla spesa. Ieri sera circolavano alcune cifre: 1-1,3 mila miliardi di dollari. Il compromesso regge all’esame della logica politica ed economica.
I repubblicani potrebbero rivendicare il merito di aver bloccato qualsiasi intervento sulle tasse. Dall’altra parte i democratici si presenterebbero come la squadra di soccorso che ha evitato «l’Armageddon» (la fine del mondo). La tregua durerebbe un anno: il tempo necessario a fugare i dubbi delle agenzie di rating, mentre il vero scontro sarebbe rimandato alla campagna elettorale 2012. Ieri Barack Obama si è tenuto lontano da microfoni e taccuini. Si vedrà oggi se il Presidente insisterà ancora sul versante tasse. L’altra incognita riguarda la reazione dell’ala movimentista dei repubblicani, rappresentata da Eric Cantor. La trattativa accelera.
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