Fiducia alla Camera in tempi record. La manovra è legge

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ROMA — La manovra lampo da 48 miliardi è legge alle sei del pomeriggio, con 314 voti a favore, 280 contrari e due astenuti. E a sera, dopo la firma di Giorgio Napolitano, la finanziaria più rapida della storia della Repubblica è già  in viaggio verso la Gazzetta ufficiale. Il capo dello Stato ringrazia le opposizioni per aver convertito in legge, «in tempi brevissimi» , un decreto che chiede alle famiglie sacrifici per mille euro all’anno. Loda il Parlamento «per l’impegno e la determinazione» e riconosce la «prova straordinaria di consapevolezza e di coesione nazionale, che rafforza la fiducia nell’Italia delle istituzioni europee e dei mercati» .
Un risultato, dà  atto l’inquilino del Quirinale a Pd, Udc, Fli e Idv, che «sarebbe rimasto impensabile senza il deciso concorso delle forze di opposizione» .
Maggioranza e minoranza si sono confrontate sui contenuti del decreto senza rinunciare alle proprie posizioni, osserva il presidente e spera che l’impegno comune non finisca qui, perché per «rompere la morsa alto debito— bassa crescita» c’è bisogno del contributo di tutti. Via libera senza brividi, dopo otto ore di confronto in un’Aula della Camera a tratti mezza vuota. Alle tre del pomeriggio il primo passaggio, il voto di fiducia. Il governo incassa la maggioranza assoluta con 316 sì, 284 no e due astenuti. Ma è con le dichiarazioni di voto che Montecitorio si risveglia. Berlusconi non è ancora al suo posto quando parla Pier Luigi Bersani e smonta una «manovra spudoratamente classista, che colpisce i deboli e la povera gente, non produce riforme, non fa niente per la crescita e non ci metterà  al riparo dalla tempesta» .
Il segretario del Pd annuncia una proposta di legge per abrogare il ticket e già  pensa, se mai sarà  premier, a «cambiare il segno» delle scelte di Tremonti, pur mantenendo fermi i saldi della manovra. Attacca i leghisti paragonandoli ai rivoltosi egiziani: «Sembrate i ragazzi di piazza Tahrir, ma siete i ministri di Mubarak…» . E sgombra il campo da ogni possibile equivoco sulle intenzioni dei democratici: «L’abbiamo fatto per l’Italia, ma la nostra responsabilità  si ferma qui. Siamo radicalmente contro» . Bersani chiede elezioni e ammonisce la maggioranza: «Non parlateci di crisi al buio, questa situazione è il buio» .
E se sorvola sulla prospettiva di un governo di transizione è perché, in queste ore, i leader delle opposizioni lavorano d’intesa per far cadere il governo. Bersani ha parlato con Maroni e Pier Ferdinando Casini avrebbe sondato nei giorni scorsi con Bossi, nel tentativo di convincerlo a staccare la spina al governo. «Il Titanic era considerato inaffondabile— attacca il leader dell’Udc— ma il comandante non vide un gigantesco iceberg … Spero che chi guida il Paese riesca a vedere il pericolo» .
Per Antonio Di Pietro il pericolo numero uno è proprio il governo e il leader dell’Idv, rivolgendosi a distanza a Napolitano, dichiara esaurita la responsabilità : «Presidente, questa è l’unica e ultima volta…» . E se le opposizioni guardano a un premier alla Mario Monti, il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto stoppa i lavori in corso: «Un altro governo? Abbiamo ottenuto la fiducia e non ce ne andremo» .


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