Galan: “Ho il terrore di soffrire come Eluana questa legge ci rende meno liberi”

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ROMA – «È una legge ingiusta e sbagliata: toglie solo libertà  e nulla aggiunge. Se fanno il referendum sicuramente voterò perché venga cancellata».
A dire il suo no senza mezzi termini al testamento biologico approvato martedì alla Camera non è un leader dell’opposizione, ma un ministro del governo: Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto ora a capo del dicastero Beni culturali dopo essersi occupato di Politiche Agricole.
Perché è contrario?
«Avrei voluto per me, come per tutti, la libertà  di poter scegliere, di poter decidere la mia sorte nei miei ultimi giorni» dice andando a quello che considera il cuore del problema.
Chiede libertà  per tutti?
«Sì. Libertà  di restare aggrappato ad ogni forma di vita per chi lo desidera o ha fede, ma anche libertà  e profondo rispetto per chi la pensa diversamente e non vuole andare avanti ad oltranza, in ogni situazione e ad ogni costo».
Parla di un diritto a morire?
«Sicuramente di comprensione e possibilità  di scelta per chi non vuole fare la fine di Eluana. E io ho il terrore di ritrovarmi come lei, per anni attaccato alle macchine. Ecco, adesso con questa legge io non ho più una via di uscita».
Il suo partito che ha votato la legge si chiama popolo delle libertà …
«Beh, ora di libertà  ce n’è una in meno. Quella di decidere sulla propria vita».
Esponenti del suo governo insistono: la vita è indisponibile.
«Rispetto il principio, comprendo chi crede in Dio e pensa che la vita non gli appartenga e che debba seguire il suo corso, ma non accetto che questo pensiero mi venga imposto. E soprattutto non sono così convinto che tutti i credenti ragionino così. Anzi».
Alcune indagini dicono che il 70% degli italiani vuole poter scegliere in materia di cure e fine vita.
«Mi conforta che sia la maggioranza del paese, fa piacere sapere che vogliono decidere da soli su una realtà  così importante, personale».
Quindi chi dovrebbe decidere?
«Ogni persona deve poter decidere del suo destino, dei suoi ultimi giorni».
Cosa pensa dell’eutanasia, la dolce morte?
«Io non salto sulla sedia davanti a questa parola, non mi scandalizzo».
Favorevole o contrario?
«Sono aperto a tutte le ipotesi perché sono convinto che bisogna aprire un dibattuto su questi temi troppo a lungo considerati tabù».
In quali casi la trova comprensibile?
«Soprattutto nei casi di malattie dall’esito scontato non condivido l’obbligo a vivere ad oltranza. Non capisco perché obbligare qualcuno a trascinare un’esistenza che non considera degna di essere vissuta o sopportabile. La vita, le sensazioni, i dolori, principi e valori che guidano le nostre scelte sono personali. Non sono gli altri a dover decidere per noi, al posto nostro e soprattutto su un tema così definitivo, fondamentale».
Hanno detto che la legge è stata fatta perché altrimenti decideva la magistratura.
«Questa è l’argomentazione più seria che ho sentito a favore di una legge che comunque continua a non piacermi. E, anche se non mi attira l’idea di un magistrato che in un caso decide in un modo e all’opposto in un altro, per me il diritto individuale è nettamente superiore, è ben più importante anche di questa motivazione».
Qualcuno ventila che il ddl sia stato approvato per attrarre nella maggioranza l’Udc, i cattolici.
«Non ci avevo pensato, potrebbe essere. Ma se è così, ancora una volta, io non condivido».


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