È in coma, operaia licenziata L’azienda: intralcia la produzione. La protesta della Cgil

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Eppure per tre giorni in più di malattia, un’operaia bergamasca che dal 10 gennaio 2010 vive in stato vegetativo in seguito a un’emorragia cerebrale, è stata destinataria di una lettera di licenziamento da parte della ditta per cui lavorava. «La discontinuità  della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all’attività  produttiva » è il benservito messo nero su bianco dalla Nuova Tecnostampi, ditta di materie plastiche con 90 dipendenti, sede a Lallio, alle porte di Bergamo e indirizzato a una donna di 41 anni, 16 dei quali trascorsi con addosso il camice dell’azienda. «Io posso capire le esigenze di legge, non accetto certi termini: chiedo rispetto per mia moglie» dice il marito che ha chiesto alla Camera del lavoro di Bergamo di denunciare pubblicamente l’accaduto.
Chiamiamola Maria per rispetto della privacy, un nome di fantasia ma comune tra le operaie e le lavoratrici come la protagonista di questa vicenda: a Maria il freddo burocratese della lettera di licenziamento contesta che «… avendo effettuato 368 gg. di assenza nell’arco del periodo dall’ 1-6-2010 al 3-6-2011, Lei ha superato il periodo di mantenimento del posto di lavoro pari a 365 giorni» .
N e c o n s e g u e c h e «l a discontinuità  della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci alla continuità  produttiva, all’organizzazione del lavoro e al suo regolare funzionamento e incide sull’equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali» . Maria, che giace in un letto dell’istituto Don Gnocchi di Bergamo, non ha potuto né leggere né comprendere la lettera di cui è destinataria. «Ma dietro i numeri e le leggi ci sono le persone e le loro storie, come si può arrivare a tanto?» , si accalora Fulvio Bolis, il funzionario della Cgil che si è occupato della questione e che ha già  annunciato un ricorso al giudice contro il licenziamento. La storia di Maria racconta quanto segue: nel gennaio del 2010 la donna, già  mamma di tre figli, si trova a casa in gravidanza.
 Il 10 del mese Maria si sente male, perde conoscenza, viene portata d’urgenza in ospedale e la diagnosi è subito impietosa: aneurisma cerebrale. Il cervello della donna si spegne ma la macchina del suo corpo continua a funzionare regolarmente. E così a giugno nasce dopo 33 settimane di gravidanza una bimba di poco più di due chili, sanissima. Ma Maria è ormai in un tunnel senza ritorno. All’inizio del giugno scorso, alla scadenza del periodo di malattia, il marito chiede alla Tecnostampi che la moglie possa usufruire di un periodo di ferie. Rifiutato. Ed è il prologo della lettera di licenziamento.
«L’operaia non costava più un euro all’azienda, perché accanirsi in quel modo?» , protesta Bolis. L’azienda di Lallio affida la replica a una stringata nota dell’amministratrice delegata Maria Nella Manzoni: «Le informazioni fornite dalla Cgil sono altamente fuorvianti dalla realtà  dei fatti e lesive dell’immagine aziendale. Ci tuteleremo nelle opportune sedi» .


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