Grecia, verso un nuovo piano europeo e Berlino rispolvera il semi-default

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BRUXELLES – Con l’incubo di un contagio generalizzato delle crisi dei debiti sovrani, i ministri delle finanze dell’Eurogruppo si sono riuniti ieri a Bruxelles per cercare di trovare una soluzione che consenta di sbloccare un secondo prestito alla Grecia, salvando Atene dalla bancarotta. La discussione è stata dura, e ha visto contrapposti in modo ormai aperto i quattro paesi “virtuosi”, il cui debito gode di un rating tripla A (Germania, Olanda, Austria e Finlandia), e il resto degli europei che, come anche la Commissione e la Bce, temono il dilagare della crisi in assenza di una decisione rapida sul prestito greco.
Il problema che rimane irrisolto è la partecipazione degli investitori privati al piano di salvataggio di Atene. Germania e Olanda la considerano una “precondizione” (parole del ministro olandese Jan Kees De Jager). Ma i negoziati intavolati dai governi con le banche e le assicurazioni che detengono i bond greci non hanno dato risultati. Il complesso piano francese per coinvolgere i privati in modo “volontario”, è naufragato per mancanza di adesioni. Resta sul tavolo l’ipotesi tedesca di un prolungamento forzoso della scadenza dei titoli che però, anche se sottoscritto dalle banche, sarebbe considerato una forma di default dalle agenzie di rating. Ma un default sia pure parziale e temporaneo della Grecia è ipotesi che trova contrarissimi non solo il governo di Atene, ma anche la Commissione e la Bce per il timore di una reazione a catena che coinvolgerebbe anche gli altri Paesi sotto attacco. Non a caso già  ieri i tassi sui bond di Italia, Spagna, Belgio, Portogallo e Irlanda hanno raggiunto record storici.
A questo punto i ministri sono di fronte ad un dilemma: o accettano un default parziale della Grecia, e si preparano ad affrontare una tempesta finanziaria dalle conseguenze imprevedibili, oppure rinunciano di fatto a coinvolgere i privati nel salvataggio, ma devono trovare il modo di far digerire la decisione ai parlamenti di Germania, Olanda e Finlandia, che non ne vogliono sentir parlare. L’unica certezza emersa ieri è che la soluzione del dilemma non potrà  aspettare fino a settembre, come qualcuno avrebbe voluto. E già  si parla della possibilità  di una riunione straordinaria entro luglio per dare un segnale certo ai mercati.
Ieri intanto i ministri hanno firmato il trattato che dà  vita all’ESM, European Stability Mechanism, il fondo salva stati permanente che da metà  2013 sostituirà  i due fondi temporanei messi in piedi l’estate scorsa. Il fondo si finanzierà  con garanzie degli Stati membri ed emetterà  obbligazioni garantite dalla tripla A, con cui potrà  finanziare i Paesi in difficoltà  fino ad un ammontare massimo di 500 miliardi. Intanto si discute sul modo per «porre fine allo strapotere delle agenzia di rating», come ha detto il ministro tedesco Wolgang Schauble. Sul tavolo c’è una proposta del commissario Barnier, che vorrebbe vietare alle agenzie di dare un voto al debito sovrano dei Paesi che hanno fatto ricorso al fondo europeo salva-stati. Altre misure proposte dalla Commissione prevedono la responsabilità  delle agenzie di rating in sede civile per eventuali valutazioni erronee e l’obbligo di rendere pubblici tutti i parametri economici utilizzati per la valutazione dell’affidabilità  dei debiti nazionali.


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