Esplodono armi prese a Hezbollah «Un’ecatombe»
Le disastrose deflagrazioni sarebbero state provocate da un incendio di sterpaglie che ha raggiunto due container carichi di armi accatastati insieme ad altri 96 in un angolo della base navale Evangelos Florakis, nel paese di Zygi, località turistica sulla costa Sud dell’isola tra Larnaca e Limassol. Dopo i primi due container, le esplosioni hanno innescato lo scoppio degli altri facendosi udire per chilometri tutt’intorno. Rottami di metallo e detriti sono caduti su un tratto dell’autostrada che passa vicino alla base. Stando a fonti militari, tra le vittime vi sono il comandante della base, capo della Marina militare cipriota, cinque vigili del fuoco, quattro membri dell’esercito cipriota e tre marinai, ma si teme che il bilancio possa aggravarsi. Nel primo pomeriggio, il ministro della difesa cipriota Costas Papacostas ed il generale Petros Tsalikides, capo della Guardia Nazionale (l’esercito di Cipro), hanno presentato le dimissioni al presidente della Repubblica Dimitris Christofias.
La serie di esplosioni ha provocato un violento incendio che si è esteso raggiungendo rapidamente gli impianti dell’adiacente centrale elettrica di Vassilikò, la più grande di Cipro, che produce il 40% di tutto il fabbisogno dell’isola. La centrale ha interrotto la produzione di energia elettrica e diversi black out in successione hanno cominciato a verificarsi in numerose località sulla costa sud dell’isola già affollate da decine di migliaia di turisti. La mancanza di corrente elettrica ha indotto le autorità a interrompere anche il funzionamento degli impianti di dissalazione di acqua marina, così che la capitale Nicosia forse già da oggi comincerà a subire il razionamento dell’acqua potabile. Un calcolo definitivo dei danni non è stato ancora possibile, ha detto il portavoce dell’azienda elettrica cipriota Costas Gavrielides, secondo cui, però, per Cipro «si tratta di un disastro di dimensioni bibliche».
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