Sul tavolo dell’Eurogruppo i tre piani contro la crisi

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Bruxelles. Al capezzale del malato euro, con la febbre già  alta, accade anche questo: che in una sonnolenta domenica estiva si annunci di colpo che è stato convocato un vertice d’emergenza fra i capi dell’Unione europea e quelli delle maggiori istituzioni finanziarie, sulla Grecia ma anche sull’Italia colpita dalla speculazione.
Più tardi, arriva una smentita ufficiale: niente emergenza, e dell’Italia non si parlerà . Ma se mancava una conferma del clima che si respira a poche ore dalla riapertura dei mercati finanziari, è arrivata. E per oggi la riunione, anzi le riunioni, restano: prima quella convocata dal presidente della Ue, Herman Van Rompuy, con il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet, il commissario Ue agli affari economici, Olli Rehn, il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker; e poi lo stesso Eurogruppo, cioè il vertice dei ministri finanziati dell’Eurozona (domani allargato a tutta la Ue con l’Ecofin).
Non succede sempre che al di fuori dei periodici vertici dei capi di Stato e di governo tanti leader politico-finanziari si riuniscano per preparare un incontro. La riunione convocata per oggi da Van Rompuy (vi parteciperà  anche il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, come presidente dell’Efc o European Financial Commettee, gli sherpa dell’Ecofin) viene giustificata col fatto che l’accordo sul secondo piano di aiuti alla Grecia è in alto mare. Ma al di là  della Grecia, c’è ben altro: il rischio-contagio, già  da quest’estate. Una preoccupazione così grave che qui a Bruxelles corrono voci incontrollabili di un nuovo vertice dei capi di Stato e di governo, da convocarsi forse a fine luglio. Se così sarà , non discuterà  più solo di prestiti o misure-tampone, ma di linee strategiche a difesa dell’Eurozona.
Tre opzioni sono allo studio, per la Grecia. La prima, e la più severa, appoggiata da Germania, Olanda, Finlandia ma osteggiata da Spagna, Francia, Italia: ristrutturazione del debito e condizioni draconiane di austerity. Seconda opzione: «rollover» accettato dalle banche, rinegoziazione dei titoli in scadenza, che non verrebbero dunque presentati tutti insieme all’incasso; e tassi di interesse tenuti bassi, per esempio al 2%, per i prestiti ufficiali dell’Europa e dell’Fmi.
Terza o p z i o n e , è q u e l l a d e l «buy-back» , diretta a rastrellare dal mercato i titoli greci ormai «infetti» : l’Efsf, cioè lo strumento finanziario creato dall’Eurozona all’inizio della crisi greca per emettere bond garantiti, potrebbe lanciare al più presto un’offerta sul debito greco, vero focolaio contagioso della crisi; avviare un’operazione di ritiro, di «buy back» , dei titoli svalutati (comprandoli al prezzo svalutato più un margine minimo per convincere il venditore), e così «cauterizzare» l’infezione. Il debito greco sarebbe «socializzato» , spalmato fra tutti. E verrebbe così gestito fino a che Atene non riprenda il fiato.
Non solo: quei prezzi svalutati, giocoforza accettati da banche e creditori privati, farebbero sì che anche i privati — come chiede la Germania— partecipino ai sacrifici del salvataggio. C’è un problema, però: l’Esfs, secondo le regole attuali, può solo operare sul mercato primario, cioè sui titoli all’emissione. E non su quello secondario, sui titoli già  circolanti sul mercato. Così, alla riunione di oggi, Van Rompuy si preparerebbe a chiedere un incarico informale per compiere un giro di capitali — soprattutto Berlino, Helsinki, L’Aia — e concordare il via libera a un mutamento del mandato dell’Efsf. Secondo il Financial Times il piano prevederebbe una combinazione delle tre opzioni, con una ristrutturazione del debito, un taglio dei tassi di interesse sui prestiti ufficiali alla Grecia e un parziale «buy-back» .
Resterà  comunque l’altra domanda: come ricorrere a questo sistema, senza suscitare le aspettative su altri Paesi in difficoltà . L’interlocutore più tosto da convincere sarà  come sempre Angela Merkel, che ha problemi interni con la sua coalizione, e che faticherebbe a far accettare qualunque ipotesi di «salvataggio» . Ma anche Merkel e i suoi alleati sentono i tremori sui mercati, e sanno che questa volta trema tutta la piana dell’euro, non solo qualche valletta sulle rive dell’Egeo. Sanno che l’Odissea non è solo riservata ai suoi cantori greci.


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