Gli Usa puniscono il Pakistan stop a un terzo degli aiuti militari

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NEW YORK – L’America dichiara guerra al Pakistan. Adesso basta: l’alleato riluttante non può continuare a campare sui miliardari sussidi Usa e fare così poco contro il terrorismo. L’uccisione di Osama Bin Laden a due ore di auto da Islamabad ha fatto cadere l’ultimo velo: Al Qaeda ha vissuto negli ultimi dieci anni quanto meno grazie alla distrazione – se non alle protezioni – delle autorità  pachistane. Anche perché lo stesso governo teme da sempre che la sconfitta degli integralisti farebbe mancare proprio quei generosi sussidi. E invece adesso gli Usa – rivela il New York Times – hanno bloccato un assegno da 800 milioni di dollari: quasi un terzo di quei 2,1 miliardi che ogni anno Washington spedisce fin laggiù.
La decisione di Barack Obama è una specie di atto di guerra. Il rapporto tra gli alleati sembra a un punto di non ritorno. Per carità : non si contano i terroristi catturati in questi anni proprio grazie a Islamabad. E incalcolabile è il danno che gli integralisti hanno fatto al loro stesso Paese: oltre 20mila morti da quando è cominciata la guerra dichiarata dallo sceicco del terrore. Ma ormai ci sono le prove che i potenti servizi segreti Isi combattono la loro guerra a intermittenza: e con un occhio più ai giochi di potere interni che all’interesse degli alleati.
Il blocco dei pagamenti è solo l’ultimo atto di un’escalation con cui gli americani vogliono costringere l’alleato riluttante a rivedere la propria politica. Dopo le tensioni per il blitz di Abbottabad i pachistani per ritorsione hanno espulso i trainer americani sul loro territorio. Non è la prima volta. Negli ultimi tempi avevano più volte bloccato perfino i valichi che consentono l’accesso dei rifornimenti Nato sulla via per Kabul. Ma ora gli americani non tacciono più. Anzi. La scorsa settimana il capo di stato maggiore Mike Mullen ha accusato il governo pachistano di essere il mandante della tortura e uccisione del giornalista Saleem Shazad.
L’offensiva arriva in un momento delicatissimo. Al Pentagono è appena sbarcato quel Leon Panetta che a capo della Cia ha vissuto in prima persona i rapporti complicati con gli 007 pachistani. Nessuno “sa” meglio di lui. E proprio Panetta nel suo primo blitz in Afghanistan ha ricordato che è «nell’interesse dello stesso Pakistan» la guerra ai terroristi. I miliardi americani sono serviti finora a mantenere gli uomini dell’esercito spediti alla frontiera colabrodo con l’Afghanistan: che indovinate quanti sono? Centomila. Praticamente il numero di tutte le truppe Usa che in Afghanistan aveva spedito George W. Bush. Si può continuare così? No. E non è un caso che Panetta alzi la voce pure in Iraq. Mettendo in guardia anche il governo di Bagdad: fermi i miliziani sciiti sostenuti dall’Iran, l’arrivo di armi da Teheran è un “rischio per la sicurezza”. Un alleato riluttante basta e avanza.


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